Wolseley, auto di prestigio per un marchio dimenticato nel tempo

Walter Gobbi
Wolseley

WolseleyContinuiamo il nostro viaggio tra le case automobilistiche dimenticate e ci spostiamo dall’Europa dell’Est all’Inghilterra dove nel 1901 nasce Wolseley, marchio importante che ha dato vita a modelli auto di prestigio. Dal 1975 l’azienda è stata assorbita da altre aziende divenute oggi importanti nel settore. Le origini dell’azienda come casa automobilistica iniziano attorno al 1895, quando il trentenne Herbert Austin, impiegato alla Wolseley Sheep Shearing Company di Birmingham iniziò ad interessarsi al nascente settore automobilistico. Durante l’inverno 1895 costruì una vettura ispirata alle francesi Léon Bollée. Nel 1897 venne presentata la seconda Wolseley, la “Numero 1”. Era una vettura a tre ruote (una davanti e due dietro) con sospensioni posteriori a ruote indipendenti e motore centrale. Non ebbe alcun successo.

Nel 1899 seguì la “Voiturette”, a quattro ruote. Da quest’auto derivarono le prime Wolseley destinate alla vendita, entrate in produzione nel 1901. In quell’anno la divisione automobilistica della Wolseley venne costituita come società autonoma e ceduta ai fratelli Vickers. Herbert Austin rimase come direttore generale della nuova società fino a quando, nel 1905, si dimise per fondare la Austin Motor Company. Il posto di Austin fu preso da John Davenport Siddeley, che dopo poco prese il controllo della società sino a quando, nel 1910, la lasciò per fondare la Armstrong Siddeley. Nel 1914 la Wolseley aprì delle filiali a Montreal e Toronto e, nel 1918, stipulò accordi in Giappone con la Ishikawajiama Ship Building and Engineering. La joint-venture anglo-giapponese iniziò a produrre auto dal 1922 e, dopo la Seconda guerra mondiale, cambiò nome in Isuzu. Le vendite della Wolseley, specializzata in auto d’alta gamma, crebbero rapidamente. La situazione finanziaria era però disastrosa, tanto da entrare in amministrazione straordinaria nel 1926. All’acquisto della Casa di Birmingham si interessarono la Austin, la General Motors e la Morris. Fu quest’ultima a rilevare la Wolseley, trovandosi così a disporre di una gamma di vetture di prestigio. Nel 1935 la Wolseley divenne sussidiaria della Morris, e le autovetture Wolseley furono basate sulle Morris. Dopo la guerra, la produzione delle Wolseley si spostò ad Oxford, mentre le vetture erano basate sulle contemporanee Morris. Con la fusione tra Austin e Morris nel 1951 e la conseguente nascita della British Motor Corporation, le Wolseley persero la loro individualità, dividendo con le MG e le Riley telai, carrozzerie e motori. I modelli della Casa diventarono semplicemente delle “variazioni” su modelli del gruppo Austin-Morris, come la 15/60 del 1958 (derivata dalla Austin Cambridge/Morris Oxford e disegnata da Pininfarina), o la Hornet (1961), che altro non era se non una Mini con un terzo volume.

Con la fusione tra BMC e Leyland nella British Leyland (1969) il marchio Riley (le cui vetture, dal 1957, altro non erano che delle Wolseley con poche modifiche) venne eliminato, mentre quello Wolseley venne utilizzato solo sulla Six, versione con motore “2200” a 6 cilindri della Austin 1800, costruita sino al 1975, anno in cui fu sostituita dalla serie 18-22, ovvero la Leyland Princess, con il glorioso marchio inglese. Il marchio Wolseley fu utilizzato sulla “Princess” solo da marzo a ottobre del ’75, per poi essere eliminato per sempre. Attualmente il marchio Wolseley Motors LTD è di proprietà della cinese Nanjing Automobile Group, che lo ha acquistato dal fallimento del gruppo MG Rover i cui diritti sul marchio si limitano alla eventuale produzione di ricambi o componenti ma non autovetture. Nei prossimi articoli approfondiremo aspetti e caratteristiche di questi modelli.

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