Pneumatici 4 season: come scegliere quelli giusti

M Magarini
Pneumatici 4 season

Per circolare su strada in totale sicurezza bisogna avere anche le “calzature” idonee. Con l’obbligo scattato lo scorso 15 ottobre di montarne un paio antisdrucciolevole la mente è corsa subito alle gomme invernali. Del resto, è la soluzione più classica e gettonata, davanti alle catene da neve. Eppure, ci si dimentica di un’ulteriore opzione, altrettanto interessante poiché assicura validi standard qualitativi: gli pneumatici 4 stagioni, detti anche all-season.

Per quanto sia sorprendente, esistono da tanti, tanti anni. Più esattamente dal 1977, quando Goodyear, una delle compagnie leader del settore, li progettò per la prima volta. Si collocano a metà strada tra la gomma termica e quella estiva. Tale tipologia è adoperabile in qualsiasi periodo dell’anno, sicché dà delle performance adeguata in qualunque circostanza, in ottemperanza delle norme legislative. Si rivolgono agli automobilisti che percorrono pochi km all’anno, sotto la soglia dei 10 mila. E circolano in aree geografiche dove le condizioni meteorologiche sono abbastanza miti, pure in pieno inverno.

Pneumatici 4 season: le direttive di legge

Pneumatici 4 season

La struttura e la composizione degli pneumatici 4 season è congrua se risponde ai criteri di aderenza ed efficienza tanto sull’asciutto quanto sul bagnato. La mescola richiama quella dello pneumatico estivo, sicché l’elevata quantità di silice mantiene la mescola morbida pure a temperature rigide, inferiori ai 7 gradi. Di conseguenza, il grip in curva e durante una frenata è maggiore.

In confronto alle tipologie invernali ed estive deve essere segnalata, innanzitutto, la particolarità in termini di design. Il numero di lamelle è qui parecchio elevato e presenta una profondità superiore, allo scopo di migliorare l’espulsione dell’acqua. La particolare conformazione si traduce in:

  • una buona aderenza su fondi stradali scivolosi;
  • una riduzione della resistenza al rotolamento su fondo asciutto;
  • un rischio minore dell’aquaplaning su fondo bagnato.

Le performance delle 4 stagioni sono soddisfacenti, pur non andando mai davvero a eccellere. Messe a confronto con quelle estive, emettono più rumore e producono consumi più elevati. In rapporto, invece, a quelle invernali hanno un disegno del battistrada meno profondo e fanno più fatica ad aderire al suolo. Su sentieri sterrati e fangosi, le all-season danno risposte convincenti, scongiurando la perdita di controllo e di grip della macchina. Chi vi ricorre è persuaso soprattutto dalla possibilità di tenerle in ogni periodo dell’anno, in presenza di bel tempo e di cattivo tempo, di clima mite e di intemperie.

Pneumatici 4 season: marcatura e simbolo

Gli pneumatici 4 season possono essere riconosciuti sulla base di un paio di fattori, ovvero:

  • marcatura, cioè le informazioni riportate sul fianco. Qui troviamo la sigla 4S, che identifica, appunto, le all-season;
  • simbolo, la sigla Mud + Snow (fango e neve), attestante l’idoneità in inverno. Le “calzature” termiche espongono la stessa dicitura, insieme al pittogramma ritraente dei fiocchi di neve, standardizzato e omologato agli standard Ue.

I test effettuati sul campo da enti specializzati della categoria hanno dato un verdetto chiaro e netto sulle capacità delle gomme 4 stagioni. La loro usura è più rapida rispetto alle estive e invernali. In linea di massima, hanno una durata inferiore del 10 o anche 15 per cento paragonate alle invernali. Ma il tasto dolente è principalmente costituito dalle temperature elevate, tipiche della primavera e dell’estate. Qui la 4S ha una accentuata tendenza a rovinarsi.

La percorrenza inferiore ai 10 mila km all’anno comporta una vita media di un 4S di 2-3 anni, oltre cui la gomma corre il serio rischio di perdere le sue qualità di elasticità.

Pneumatici 4 season: cosa si rischia se il codice di velocità è inferiore

Pneumatici 4 season

In merito alla legislazione sull’adozione delle gomme 4 stagione fa fede la comunicazione del ministero dei Trasporti n. 1049, diramata il 17 gennaio 2014. Nel testo si riporta che devono avere un indice di velocità non inferiore a quanto dichiarato sul libro di circolazione del rispettivo mezzo.

Qualora le Forze dell’Ordine dovessero accertare la violazione, il rischio è di subire delle pesanti sanzioni pecuniarie. Per l’esattezza la legislazione italiana prevede una multa da un minimo di 422 euro a un massimo di 1.695 euro. I provvedimenti attuati dal Codice della Strada non sono affatto clementi nei confronti degli automobilisti.

A fondamento delle argomentazioni vi è la consapevolezza dell’importanza di validi pneumatici nella sicurezza generale. Trascurare tale aspetto significa esporre sé stessi e gli altri utenti della strada a un serio pericolo. L’incolumità delle persone viene messa seriamente a repentaglio, perciò le misure hanno l’obiettivo di combattere in maniera decisa e categorica la superficialità di certi conducenti. Per avere delucidazioni si raccomanda di parlare direttamente con l’officina di fiducia. Un bravo gommista saprà risolvere a pieno qualsiasi dubbio e perplessità.

L’intera macro classe degli pneumatici richiede un’etichetta riportante le principali caratteristiche del prodotto, in conformità con la normativa europea del 1° luglio 2012. Nella parte superiore sono indicati, innanzitutto, i dati identificativi. Nel processo di acquisto il consumatore è chiamato a verificare le caratteristiche scritte sul libretto.

Indice di carico e indice di velocità

Sotto il brand della Casa è stampato un primo valore. Supponiamo, per esempio, che vi sia scritto 205/55 R. Ciò starebbe a segnalare:

  • la larghezza (205);
  • la spalla del battistrada (55);
  • le dimensioni del cerchio su cui la gomma può essere montata (16), preceduta dalla lettera R.

I secondi valori numerici segnalano l’indice di carico e di velocità riportati dall’azienda produttrice in relazione alle modalità di impiego degli pneumatici.

Nel dettaglio, l’indice di carico è il codice numerico correlato al massimo carico che una gomma può trasportare alla velocità corrispondente al suo codice di velocità. L’indice di velocità  è da attribuire alla velocità di picco alla quale la “calzatura” può trasportare un carico.

Gli spazi sottostante danno la possibilità all’acquirente di avere un prospetto chiaro su:

  • consumo di carburante;
  • sicurezza su fondo umido;
  • inquinamento acustico.

La colonna di sinistra dell’etichetta evidenzia la prestazione della gomma in rapporto al consumo di carburante indotto. La ripartizione in categoria va da A a G, in ordine decrescente: A è il valore più buono, mentre G è il meno buono. Tra una categoria A e G balla una differenza del consumo di carburante pari a quasi il 7 per cento.

Sul lato opposto, nel riquadro di destra, viene mostrato il valore di aderenza dello pneumatico in questione. Qui il gap dal punto di vista qualitativo tra uno di classe A e uno di classe G equivale intorno a un 30 per cento di spazio di frenata. La voce finale dell’etichetta è la rumorosità esterna, vale a dire il valore dei decibel generati dallo pneumatico, che di solito si aggirano sui 71-73 Db. Chi non è ferrato in proposito potrebbe pensare che cambi poco, a torto poiché pure un “misero” decibel, malgrado sulla carta appaia trascurabile, in realtà fa una forte differenza tra un modello e un altro.

Dato il quadro sopra tracciato, è evidente che l’etichetta di una gomma, secondo le istruzioni impartite dagli organi comunitari, sono un valido criterio. Il consumatore ha l’opportunità di valutare l’acquisto partendo dalle indicazioni contenute. Comunque, si tratta di un punto di partenza. Innanzitutto, mancano voci altrettanto significative come la rumorosità, la frenata su asciutto e quella su bagnato. Inoltre, i parametri segnalati sono già autocertificati dalla stessa casa madre.

 

 

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