La lista dei costruttori cinesi che sono già presenti o in lista di sbarco in Europa, si appresta ad allungarsi ulteriormente. In queste ore, infatti, si sta parlando molto dell’ormai imminente arrivo di Changan. L’azienda di Chongqing, che è attiva nella produzione di automobili sin dal 1959 e capace nel corso del 2023 di commercializzare più di 2,55 milioni di veicoli, farà a breve il suo ingresso in alcuni Paesi del Nord Europa. In particolare, lo sbarco è previsto entro la fine dell’anno e a condurlo sarà la Deepal S07, una Suv elettrica che è stata progettata dal centro di design di Torino. C’è dunque anche una parte di Made in Italy, nell’azienda cinese.
Changan, lo sbarco in Europa è ormai imminente
Se in Europa non è particolarmente conosciuta, almeno per ora, occorre sottolineare che Changan vanta oltre sei decenni di esperienza nella produzione di automobili. Un lasso di tempo nel corso del quale è riuscita a produrre e commercializzare più di 20 milioni di veicoli fino ad oggi. Una lunga esperienza la quale sarà sicuramente preziosa nel tentativo di conquistare preziose fette di mercato anche lungo il Vecchio Continente.
Le strategie messe in campo dalla sua dirigenza, prevedono una graduale espansione lungo il territorio continentale. In un primo momento Ghangan si attesterà nel Nord Europa, toccando Norvegia, Danimarca, Germania e Paesi Bassi, nell’evidente intento di approfittare del gradimento di quest’area verso il full electric. Nel 2025 sarà poi la volta di Svizzera, Svezia, Finlandia e Regno Unito. Mentre nel 2026 toccherà anche al nostro Paese e alla Spagna.
La Changan è intenzionata ad ampliare la sua gamma d’offerta facendo leva anche su veicoli ibridi e ibridi plug-in. Inoltre, per supportare la propria strategia commerciale, appronterà filiali di proprietà in modo da poter conseguire l’obiettivo di stabilire una presenza in tutti i principali mercati europei, entro il 2028. Per lo sbarco, i dirigenti di Changan non fanno mistero di voler sfruttare al meglio le competenze acquisite grazie ai centri di design che sono stati varati prima a Torino nel 2003 e poi in Regno Unito (2010) e Germania (2021).
Si tratta di strutture in cui già sono impiegate centinaia di persone attive nel campo delle tecnologie avanzate e nel marketing. I loro organici sono però in fase di ampliamento, in modo da poter includere esperti di vendite, import e logistica. Nel frattempo, l’azienda è all’opera per cercare di individuare i concessionari con cui riuscire a creare una rete in grado che sia di garantire non solo servizi di vendita, ma anche successivi all’acquisto.
L’estesa rete di punti vendita che ne conseguirà, cercherà di attirare un vasto bacino di utenti, da aggiungere ai consumatori che già sono stati fidelizzati nei decenni precedenti. Considerato come nel corso del 2023 Changan sia riuscito a totalizzare 2,55 milioni di unità consegnate, si prospetta l’arrivo di un ulteriore temibile concorrente, per le case europee.
L’Europa è fondamentale per il gruppo cinese
Sull’ormai imminente sbarco della casa del Dragone in Europa, si è pronunciato Leevon Tian, il Vicedirettore Generale di Changan Automobile Europe Holding. Queste le parole da lui rilasciate, per l’occasione: “L’Europa rappresenta una tappa fondamentale nella strategia di espansione globale di Changan. Il nostro ingresso in questo mercato è guidato dal nostro impegno nel fornire soluzioni di mobilità innovative, intelligenti e sostenibili, adattate alle esigenze in evoluzione dei consumatori europei. Con la nostra vasta esperienza nella mobilità elettrica e un forte focus sulla qualità e la soddisfazione del cliente, siamo ben posizionati per contribuire in modo significativo al futuro della mobilità in Europa. Non vediamo l’ora di lavorare con partner locali per soddisfare le esigenze e le aspettative dei clienti”.
La cosa interessante, per quanto concerne Changan, è che proprio l’Italia ha rappresentato una vera e propria testa di ponte in Europa, per la casa cinese. Come abbiamo visto, infatti, il gruppo vanta un centro specializzato nel design sin dal 2003. Forse Matteo Salvini non se ne è accorto, nella sua ormai imbarazzante caccia alle streghe provenienti dall’Oriente. La cui presenza, al contrario, si potrebbe tradurre in nuova occupazione e di qualità, in un momento in cui Stellantis sembra avere grande fretta di uscire dal Paese dopo averlo sfruttato in lungo e in largo, per decenni.