Batteria auto scarica all’improvviso? Come farla ripartire

M Magarini
Batteria auto

La batteria auto scarica è uno di quegli inconvenienti che accomuna la quasi totalità dei conducenti, specialmente se hanno da parecchio tempo lo stesso veicolo. Va messo in preventivo, anche se se le ripercussioni sull’andamento sono notevoli. Tanto per cominciare, ha un impatto negativo dettato dal fondamentale apportato nel funzionamento elettrico. Da lei dipendono tutti i vari componenti dell’impianto, al punto che, se smette di funzionare, il resto ne risulta compromesso. Tenerlo d’occhio è il minimo, così come seguire una serie di precauzioni, di cui vi andremo ora a parlare.

In linea di massima, la sua durata si aggira sui 3 anni circa. Nel corso della revisione del mezzo, il vostro elettrauto di fiducia dovrebbe mettervi al corrente sullo stato di manutenzione, suggerendovi prontamente quando è giunto il momento di procedere con la sostituzione. Nei casi più fortunati arriva fino ai 5 anni, sebbene sia un’ipotesi piuttosto remota. Si tratta dello scenario migliore, le cui probabilità rimangono molto basse. Detto ciò, procedere con il cambio costituisce la soluzione drastica. A livello economico, l’impatto sarà notevole, perciò cercate di allungarne il ciclo di vita.

Malgrado vada un po’ a incidere il caso, esistono delle buone norme per la conservazione. Come riferiscono gli addetti ai lavori, per tenerla in buone condizioni sarebbe opportuno usare la macchina quotidianamente. Tuttavia, ciò si rivela, talvolta, impossibile. Se così fosse, si consiglia di mettere perlomeno in moto per una decina di minuti, sempre a cadenza giornaliera. Qualora vi tocchi tenerla inattiva a lungo, scollegate la batteria dell’auto, onde evitare inutili dispersioni della corrente, sicché vi è totalmente inutile.

Come non ritrovarsi con la batteria auto scarica

Batteria auto

In generale, si consiglia di osservare qualunque precauzione possibile, per non pentirsene poi quando il danno sarà ormai stato fatto. Detto ciò, una dritta da seguire assolutamente consiste nella conservazione della vettura in un ambiente a lei favorevole. Non le “piacciono” né gli ambienti troppo caldi né quelli troppo freddi. Anche se per ragioni differenti, entrambe le situazioni hanno dei pessimi risvolti, da tener presente. Qualora lo abbiate, cercate di lasciarla in garage, qualora non dobbiate utilizzarla. Altrimenti, assicuratevi un posto dove metterla, ad esempio nel corso della notte. Ricordate poi di ottimizzare l’efficienza del comparto elettrico. Detto altresì, evitate di lasciare accesi i fari oppure lo stereo qualora non li utilizziate: vi tirereste la proverbiale zappa sui piedi.

Essere accorti nel trattamento riservato alla quattro ruote conviene, dato il pesante effetto della sostituzione sui bilanci familiari. Magari per una persona appartenente al ceto benestante, si tratta di una modica somma, ma per un “comune mortale” non lo è affatto. Anziché versare lacrime da coccodrillo, applicate il buon senso e avrete motivo di stare tranquilli. Grazie ai progressi compiuti dai produttori, gli standard di durata sono migliorati; d’altro canto, pure il proprietario ha la sua bella dose di responsabilità alle quali ottemperare. Meglio essere “eccessivamente prudenti”, invece di venire assaliti dai rimpianti al riscontro del danno. I fari e lo stereo sopra menzionati sono, ovviamente, giusto alcune delle parti da salvaguardare con attenzione.

La lista delle funzionalità di un veicolo da osservare è altrettanto fondamentale, tipo il ricorso al Bluetooth. Il consiglio rimane tale e quale: dissociate il dispositivo laddove non vi serva in quel preciso frangente. Che qualcosa non vada per il verso giusto ve ne accorgereste facilmente, visti i numerosi sintomi rilevabili. Senza avere la presunzione di indicare ogni scenario possibile e immaginabile, dei campanelli d’allarme da monitorare sono i problemi di accensione, la luce debole dei fari, i rumori generati simili ai tipici scoppietti della marmitta.

La partenza a spinta

Adesso focalizziamoci sul passaggio successivo, ovvero sugli accorgimenti da adottare affinché la batteria auto riprenda a funzionare. Tra le numerose tecniche da seguire la più rudimentale consiste nella classica partenza a spinta. Ha il pregio dell’immediatezza, a cui fa, tuttavia, da contraltare l’impatto su un esemplare con marmitta catalitica. Difatti, in circostanze del genere sarà concreto il rischio di rovinare il catalizzatore. In ogni caso, laddove i rimedi dei quali vi parleremo in seguito siano fuori portata, fare un tentativo ha pure un suo perché. Forse la metodologia ve l’ha già spiegata il vostro genitore o nonno mentre eravate ancora dei bambini o dei teenager. Per rinfrescarvi la memoria, riepiloghiamo le tappe principali da osservare.

Innanzitutto, pigiate sul pedale della frizione e, in concomitanza, impostate la seconda marcia. Dopodiché, rimuovete il freno a mano e chiedete a qualche vostro amico (o anima pia incontrata lungo la strada) di dare una spinta al mezzo. Una volta messa in movimento la vettura, toglie il piede della frizione e provvedete immediatamente ad accelerare, affinché il motore riparta. Il “cuore pulsante” del veicolo va tenuto in funzione per almeno una mezz’oretta circa, in maniera da portare la batteria a ricaricarsi. Dato il notevole dispendio degli accessori, lasciate rigorosamente spenti. Sì, è ingrato, soprattutto con il condizionatore in piena estate, ma, come dicono gli antichi saggi, a mali estremi, estremi rimedi.

Come effettuare la ricarica con i cavi jumper

Cavi jumper per ricarica auto

Il “piano B” decisamente preferibile prevede il ricorso agli appositi cavi, messi in commercio dalle aziende operanti nel campo. Cominciate con lo spegnere la vettura e “fate un fischio” a una persona cara, cosicché vi raggiunga e vi dia, pertanto, modo di uscire dall’impasse. Il kit necessario è rappresentato dal cosiddetto kit jumper, composto da un morsetto rosso e da uno nero. I terminali positivi del primo collegateli uno alla macchina donatrice e uno a quella dalla batteria auto scarica; in seguito, ripetete l’operazione con la tipologia nera, con i terminali negativi. Adesso fate partire il motore della donatrice e solo in seguito del veicolo a secco.

Una volta aver avviato entrambi, togliete i cavi jumper. Mi raccomando, prestate la massima attenzione a non intrecciare i fili, sennò potreste pagare il quanto a caro prezzo con un “bel” cortocircuito! In passato trovava ampio ricorso pure il sistema fondato sullo starter, una soluzione che oggi lascia il tempo che trova, salvo rare eccezioni. Difatti, a causa della sofisticata tecnologia di cui si avvalgono le recenti uscite nelle concessionarie tenderà a creare ulteriori disagi, anziché risolverli. Infine, può capitare di ritrovarsi con la batteria a secco in caso di lungo inutilizzo della macchina. È l’eventualità meno “drammatica”, sebbene sia altrettanto fonte di grattacapi. Invece di volerci pensare direttamente, qualora ne abbiate la facoltà, avvaletevi del servizio di un professionista del ramo.

Pur dovendo, ovviamente, pagare la manodopera, i pro superano nettamente i contro. Sicché è in possesso degli strumenti adeguati allo scopo, nonché dell’esperienza e delle competenze tecniche specifiche, vi assicurerà un risultato a regola d’arte. Su certe operazioni, tipo il rabbocco dell’olio motore, va bene occuparsene in prima persona, qui, tuttavia, entriamo in un campo minato. Laddove effettuiate male il lavoro sarà concreto il rischio di peggiorare il quadro generale e, da una modica spesa, vi ritrovereste con un salato conto in fattura. L’extrema ratio consta, manco a dirlo, nel cambio della batteria auto. A tal proposito, il modello fatevelo consigliare da chi ne sa in materia, orientandovi studiando quella già in vostro possesso. Per il resto, la forbice di prezzo è parecchio ampia, andando da un minimo di circa 50 euro a un massimo di 150. Sulla cifra da corrispondere al venditore peseranno le caratteristiche dell’articolo ordinato.

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