Le automobili del futuro, comprese quelle spinte dall’idrogeno, potrebbero presto funzionare grazie a un materiale che nessuno si sarebbe mai sognato di definire prezioso: la ruggine. Non è un’esagerazione e non è una trovata umoristica. Quella che solitamente, nell’immaginario comune, associamo a relitti marittimi e carcasse dimenticate in un deposito di rottami potrebbe trasformarsi in un alleato chiave per una mobilità più pulita.
Il problema di fondo dell’idrogeno non è mai stato la sua potenzialità come combustibile ecologico, su questo i tecnici sono d’accordo da decenni, bensì il come immagazzinarlo e rilasciarlo in modo pratico ed economico.
Qui entra in scena un vecchio nemico dei carrozzieri: la ruggine. Non quella arancione e friabile che fa piangere gli amanti delle auto d’epoca, ma una particolare variante verdastra che si forma in acqua salata e ambienti poveri di ossigeno. Una qualità, quindi, in qualche modo, “speciale”. Ma pur sempre ruggine.

Gli scienziati del MANA (Centro giapponese per la nanoarchitettura dei materiali) hanno scoperto che, se trattata con una soluzione di cloruro di rame, la ruggine verde diventa un catalizzatore sorprendentemente efficace per liberare idrogeno dal boroidruro di sodio a contatto con l’acqua. In pratica, sviluppa microscopici punti caldi in grado di accelerare la reazione, con il vantaggio aggiuntivo di assorbire la luce solare e migliorare ulteriormente le prestazioni.
Nei test di laboratorio, questa ruggine potenziata ha quasi eguagliato l’efficienza di costosi catalizzatori a base di platino, con la prospettiva di superarli. E qui sta la vera magia: ferro, acciaio e acqua di mare sono abbondanti e poco costosi, il che significa che la produzione di questi catalizzatori potrebbe avvenire su larga scala senza bisogno di materiali rari o costosissimi.

Spazio all’immaginazione (ma neanche tanto): automobili a fine vita che, invece di arrugginire inutilmente nei cimiteri delle auto, diventano esse stesse materia prima per alimentare la nuova generazione di veicoli a idrogeno. Un ciclo virtuoso che fa sembrare il concetto di economia circolare quasi troppo bello per essere vero.
Certo, non succederà domani, e neanche dopodomani. La tecnologia a idrogeno è in fase di sviluppo da quasi un secolo e richiederà ancora tempo per diventare mainstream. Ma con le auto elettriche ormai sdoganate come alternativa verde, l’idrogeno rappresenta il passo successivo. Eppure, l’ingrediente segreto della rivoluzione potrebbe rivelarsi qualcosa di banale come la ruggine.