Stop Ue sui motori a combustione: costruttori chiedono (di nuovo) più tempo e flessibilità

I vertici dell’industria sottolineano che il raggiungimento degli obiettivi Ue fissati per il 2030 e il 2035 “non è più fattibile”.
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L’industria automobilistica europea lancia un chiaro segnale d’allarme: il divieto di immatricolazione dei veicoli con motore a combustione interna previsto dall’Unione europea (Ue) entro il 2035 appare oggi irrealistico.

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In una lettera inviata alla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, l’Associazione dei costruttori europei (ACEA) e il portavoce dei fornitori CLEPA hanno evidenziato come le rigide normative sulle emissioni possano compromettere l’intero comparto e la competitività industriale del Vecchio Continente.

 Ursula Von der Leyen, commissione ue
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Secondo Ola Källenius, presidente di ACEA e amministratore delegato di Mercedes, e Matthias Zink di Schaeffler, l’attuale piano di decarbonizzazione “deve abbandonare l’idealismo e confrontarsi con le concrete realtà industriali e geopolitiche”. Il punto critico riguarda la totale dipendenza dell’Europa dalle forniture asiatiche di batterie e componenti per veicoli elettrici, un settore strategico che la Cina domina in maniera quasi assoluta.

A ciò si aggiungono le barriere commerciali introdotte dagli Stati Uniti, che complicano ulteriormente le esportazioni delle case automobilistiche europee.

I vertici dell’industria sottolineano che il raggiungimento degli obiettivi Ue fissati per il 2030 e il 2035, con riduzioni del 55% delle emissioni di CO2 per le auto e del 50% per i furgoni rispetto ai livelli del 2021, “non è più fattibile nel contesto odierno”. Per questo motivo, chiedono di lasciare spazio anche a soluzioni ibride, a veicoli con range extender, a motori endotermici ad alta efficienza, all’idrogeno e ai carburanti decarbonizzati, garantendo una transizione tecnologicamente neutra e sostenibile.

emissioni auto
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L’industria dell’automobile è un pilastro dell’economia europea: impiega oltre 13 milioni di persone e genera circa il 7% del PIL comunitario. Nonostante ciò, i veicoli elettrici rappresentano ancora solo il 15% delle vendite totali e la diffusione varia notevolmente da Paese a Paese. La maggior parte dei profitti delle case europee proviene dai modelli a combustione, in particolare dai SUV ad alto margine, rendendo difficile una conversione rapida e indolore.

Dal canto suo, la Commissione Europea, pur consapevole delle difficoltà, mantiene fermo il proprio impegno verso la decarbonizzazione, evidenziando come una revisione degli obiettivi rischierebbe di creare distorsioni concorrenziali tra produttori. La presidente Von der Leyen ha sottolineato che è necessario trovare un “equilibrio tra competitività industriale e transizione verde”, un tema che sarà al centro dell’incontro previsto il 12 settembre con i principali dirigenti del settore.

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