Veicoli commerciali e industriali: le vendite in Italia nel 2022

M Magarini
Veicoli commerciali e industriali

Anfia ha pubblicato il report sul mercato dei veicoli commerciali e industriali in Italia nel 2022. I modelli industriali (sopra le 3,5 tonnellate) hanno chiuso l’anno con 25.341 immatricolazioni, in aumento del 2,1 per cento rispetto al 2021 e del 25 per cento in confronto al 2020. Ben figurano poi i rimorchi e i semirimorchi pesanti, forti di un incremento dell’11 per cento delle registrazioni sul 2020 e un più 47 per cento sul 2020.

Sul fronte opposto, i veicoli leggeri hanno, invece, concluso con 160 mila unità, segnalando una flessione del 12,7 per cento in confronto all’anno precedente e un timidissimo più 0,3 per cento sul 2020. Pagano pegno poi gli autobus, con 3.255 esemplari venduti, equivalenti a un meno del 6,4 per cento sul 2021 e un più 3,5 per cento sul 2020.

Veicoli commerciali e industriali: le immatricolazioni in Italia nel 2022

Veicoli commerciali e industriali

Per quanto riguarda i sistemi di alimentazione, le soluzioni alternative guadagnano come quota di mercato, portata dal 13,7 per cento del 2021 al 18 per cento. Si fa largo l’elettrico, forte di uno sviluppo del 17,9 per cento, subito dietro (in percentuale) l’ibrido gasolio elettrico, corrispondente al 15 per cento. Il clima di incertezza e forti disagi, avviato con l’invasione dell’Ucraina dall’esercito russo di Vladimir Putin ha avuto delle ripercussioni sul metano. Il ridimensionamento è ragguardevole.

Soffre altresì il Gpl e la riduzione del 20 per cento del diesel può costituire un importante indicatore. A ogni modo, quest’ultimo recita un ruolo da assoluto mattatore, essendo sceso dall’83 del 2021 al 77 per cento. Il gasolio fa ancora la voce grossa, mentre il resto costituisce pur sempre una nicchia, compreso il benzina. Nonostante l’aumento del 55 per cento, in ottica generale supera lievemente il 5 per cento. Un po’ meglio l’ibrido benzina elettrico, che ha poco meno del 7 per cento. Com’è risaputo i veri furgoni e gli autocarri sono confinati a una piccola fetta di settore. Ergo, il predominio appartiene tuttora a mezzi di categoria N1.

Passando alla modalità d’acquisto, il 2022 dà dei risultati interessanti. Ad aver effettuato ordini sono state in primis le società con il 35 per cento. In generale è stata un annata piuttosto complicata, il che va a vantaggio del noleggio, secondo con il 31 per cento. A netta distanza i privati, che non vanno al di là del 15,7 per cento. Nella consueta battaglia tra i produttori vince, ovviamente, la Fiat, in grado di totalizzare oltre 46 mila targhe. Sul secondo gradino si colloca Ford con quasi 21 mila, mentre la medaglia di bronzo virtuale spetta a Iveco, che ha leggermente superato i 14 mila.

Veicoli commerciali e industriali

Entrando nel merito dei veicoli industriali, il caro-gas pesa come un macigno su Gpl e metano. Al contrario, i diesel hanno un sostanziale monopolio, con un più 96 per cento. Le ibride, già poche, diminuiscono e le elettriche rimangono attrici non protagoniste, cresciute da 11 a 17 unità. Ad aver acquisito forza è esclusivamente il comparto da oltre le 16 tonnellate.

Risalgono a galla i trattori per semirimorchi, andati di nuovo oltre la metà delle registrazioni globali (52,7 per cento). I camion sono una prerogativa del Settentrione con oltre il 57 per cento, ma l’andamento positivo della Campania va avanti inesorabile, adesso giunta al 10 per cento. Dallo studio Anfia, nei mezzi oltre la soglia delle 8 tonnellate primeggia Iveco, che sfiora il 30 per cento. Dunque, la rincorrono piuttosto lontane Volvo Trucks e Mercedes-Benz, che mettono a segno il 13,4 e il 12,1 per cento.

Chiudiamo con gli autobus, dove, malgrado un passo indietro, tre unità su quattro è a gasolio. Con il 15 per cento il metano si mette alle sue spalle. L’elettrico e l’ibrido, ambedue di poco sotto il 4 per cento, sorpassano il Gpl, arenatosi al 2,6 per cento. Ad aver inciso in maniera piuttosto significativa è stato pure il fatto che circa 6 unità su 10 appartengono al segmento urbano o interurbano. Si accontentano delle “briciole” i bus turistici, arrivati al 10,5 per cento, peggio pure di mini e scuolabus.

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