Auto elettrica: Draghi fulmina la mancanza di pianificazione dell’Unione europea

Ippolito Visconti Autore News Auto
“Il settore automobilistico è un esempio chiave della mancanza di pianificazione dell’Unione e dell’applicazione di una politica climatica senza quella industriale”. 
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Auto nell’Unione europea, parla Mario Draghi, ex presidente BCE (Banca centrale europea). Otto i punti essenziali nel suo report sulla competitività dell’Ue.

Uno: “Il settore automobilistico è un esempio chiave della mancanza di pianificazione dell’Unione”. Il riferimento è alla scommessa sull’auto elettrica, col bando termico 2035.

Due: “Il settore automobilistico è un esempio chiave dell’applicazione di una politica climatica senza quella industriale”.

Tre: “Il principio di neutralità tecnologica non è sempre stato applicato nel settore automobilistico”.

Batterie, il cuore del problema

Quattro: “L’ambizioso obiettivo delle zero emissioni allo scarico entro il 2035 porterà di fatto all’eliminazione dei veicoli con motori a combustione interna e alla rapida penetrazione sul mercato dei veicoli elettrici. Tuttavia, l’Europa non ha dato seguito a queste ambizioni con una spinta sincronizzata per convertire la catena di fornitura”. C’è l’European Battery Alliance per costruire una catena del valore nelle batterie. Non abbastanza per le infrastrutture di ricarica.

Cinque: “La Cina, al contrario, si è concentrata sull’intera catena di fornitura dei veicoli elettrici dal 2012 e, di conseguenza, si è mossa più velocemente e su larga scala e ora è una generazione avanti nella tecnologia dei veicoli elettrici in praticamente tutti i settori, producendo anche a costi inferiori”. C’è una “potente combinazione di massicce politiche industriali e agevolazioni, rapida innovazione, controllo delle materie prime”. Quindi, una “minaccia per l’industria europea senza piani di coordinamento trasversali”.

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Cina rivale terribile

Sei: no a “una radicale delocalizzazione della produzione”. No a una “rapida acquisizione di stabilimenti e aziende da parte di produttori esteri sovvenzionati dai loro Stati”. C’è un rischio: la politica dei dazi potrebbe “contribuire a livellare il campo di gioco”. Serve però una “tabella di marcia industriale che tenga conto della convergenza orizzontale (vale a dire elettrificazione, digitalizzazione e circolarità) e della convergenza verticale (ossia materie prime critiche, batterie, infrastrutture di trasporto e ricarica) nelle catene del valore dell’ecosistema automobilistico”. 

Sette: urgono “costi produttivi competitivi, a partire dal fattore energia, garantire coerenza normativa, supportare lo sviluppo delle infrastrutture, sostenere progetti europei nelle aree più innovative e puntare sulla formazione e la riqualificazione della forza lavoro”.

Otto: “Scala, standardizzazione e collaborazione saranno fondamentali per i produttori europei per diventare competitivi sul fronte dei veicoli elettrici piccoli e accessibili, dei veicoli definiti dal software, delle soluzioni di guida autonoma e della catena del valore della circolarità”. Bisogna “seguire un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico nel definire il percorso verso la riduzione di CO2 e inquinanti”.

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