Bando auto termiche 2035: il Partito popolare europeo si sveglia tardi

Ippolito Visconti Autore News Auto
Il Ppe intende affrontare la crescente crisi dell’industria automobilistica europea.
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Retromarcia del Partito popolare europeo sul bando auto termiche 2035: serve una revisione, dice. Per anni ha spinto a favore delle vetture elettriche ma ora, innanzi a disoccupazione, tensioni sociali, chiusura delle fabbriche, scioperi, proteste e manifestazioni, ecco l’inversione a U. Gioca anche la paura di perdere consenso elettorale in Germania, dove VW va malissimo, e a Bruxelles: addio ai seggi d’oro dell’Ue. 

Il Partito popolare europeo “intende affrontare la crescente crisi dell’industria automobilistica europea rivedendo il divieto previsto sui motori a combustione interna per il 2035”. Lo scrive il partito di maggioranza relativa al Parlamento europeo in una nota diffusa poche ore fa. “Abbiamo bisogno di una revisione del divieto sui motori a combustione interna”, ha affermato Jens Gieseke, eurodeputato, capo negoziatore del Gruppo Ppe sulle norme per ridurre le emissioni di CO2 delle nuove auto e dei furgoni. 

Toh, la Cina ci guadagna

Con enfasi: “Dobbiamo garantire che l’auto rimanga accessibile a tutti, non solo a coloro che possono permettersi costose auto elettriche. A guidarci dovrebbe essere il realismo economico e la neutralità tecnologica. Se non lo faremo, guidare diventerà troppo costoso per molti europei e perderemo innumerevoli posti di lavoro nell’industria automobilistica a favore di concorrenti come la Cina”. Insomma, dopo anni di disastri epocali, ci si accorge che l’auto elettrica è un regalo al Dragone. Parlano al futuro: “diventerà”, “perderemo”. In realtà dovrebbero parlare al passato: “è diventato”, “abbiamo perso”.

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A staff member of Chinese electric vehicle (EV) maker Nio drives a Nio car as he demonstrates to media about the operation of the new battery swapping station, at a delivery center of the company, in Nanxiang, Shanghai, China March 23, 2023. REUTERS/Aly Song/File Photo

Ora è urgente

Per il Gruppo Ppe, prosegue la nota, al centro della soluzione ci sono la tutela dei posti di lavoro europei e il mantenimento della competitività. “La possibile chiusura di stabilimenti, come le fabbriche Volkswagen in Germania e la fabbrica Audi di Bruxelles, è una minaccia reale per migliaia di posti di lavoro. Il divieto di motori a combustione interna deve essere urgentemente rivisto per proteggere i lavoratori e difendere le loro prospettive future di occupazione nella transizione verde. La Commissione europea deve dare seguito al Green Deal con un Industrial Deal. L’Ue deve difendere se stessa e i propri interessi”: così Dennis Radtke, eurodeputato, portavoce del gruppo Ppe per l’occupazione e gli affari sociali.

Pertanto, la domanda è: il Ppe fino a oggi, alla governance dell’Europa, non si sono accorti di nulla? Occorre mantenere la possibilità di scegliere il mezzo da acquistare. È arrogante e capziosa la crociata ecologista pro economia cinese a danno della nostra. Infine, risulta stucchevole l’accusa che le auto di oggi siano il male planetario del clima globale. Le industrie cinesi, indiane e americane diffondono nell’aria di Madre Terra miliardi di tonnellate di fumi tossici dalle ciminiere delle loro industrie e centrali elettriche.

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