Cancellazioni sconto e assicurazione auto e moto storiche, perché è sbagliata?

Walter Gobbi

La nuova legge di stabilità a molti non piace e in particolare ai proprietari di auto e moto storiche perché la notizia che corre sul web (e sembra essere confermata) è la possibile cancellazione degli sconti su bollo e assicurazione.

Nella bozza era stata inserita l’abrogazione delle disposizioni che permettevano tariffe agevolate sulle RC Assicurazioni auto e moto storiche. In realtà, il governo ha ribadito che si tratta soltanto di una restrizione di sconti che sarà dedicata alle automobili di vero valore storico, in sostanza si vogliono combattere i proprietari che certificano falsi veicoli storici, ovvero quelli che pur avendo un’immatricolazione di oltre vent’anni non sono inseriti nelle liste delle auto definite di vero interesse storico e collezionistico.

La manovra potrebbe colpire tutti gli automobilisti e i motociclisti che hanno già ottenuto lo status di “veicolo storico” determinato da valutazione dell’ASI (Automoto club Storico Italiano) o della FMI (Registro Storico) trascorsi i vent’anni.

L’abrogazione dei commi 2 e 3 della Legge 342/2000, riportano infatti l’anzianità a trent’anni, e perdendo lo status che da luogo alle agevolazioni anche le tariffe di bollo ed Rc auto torneranno elevate.

In realtà, c’è anche una contrattazione tra il governo, l’ASI e le categorie automobilistiche. Il settore infatti riporta questo ragionamento, la tassazione che entrerebbe sarebbe inferiore al movimento economico diretto e indiretto che l’automobilismo o motorismo storico producono. Ovvero, le fiere dedicate ai modelli di auto e moto storica portano lavoro, turismo, incentivano un settore produttivo collegato, gigantesco e soprattutto da lavoro a delle officine specializzate nel settore dei motori storici e di collezione. Tutto questo viene movimentato dai proprietari che hanno conservato le loro vecchie auto e le usano soprattutto per le mostre e le sfilate, ma se il costo di mantenimento cresce molti proprietari potrebbero essere costretti a vendere soprattutto ad acquirenti esteri, quindi si perderebbe un patrimonio di archeologia industriale preziosissima che attira molta attenzione turistica, culturale e di mercato.

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