Negli anni Novanta, c’era una sigla che faceva battere il cuore degli appassionati. Parliamo di loro, le 16V (sedici valvole). Non era solo un numero, era una promessa di prestazioni, un’icona stampata con orgoglio sulle carrozzerie di auto come, solo per citarne alcune, la Renault Clio Williams o la Fiat Coupé 2.0 16V Turbo. Questo simbolo, però, a un certo punto è tramontato.
La sigla “16V”, appunto, indicava la presenza di sedici valvole totali in un motore a quattro cilindri, quattro per cilindro, due di aspirazione e due di scarico. Questa soluzione ingegneristica, mutuata direttamente dal motorsport e dalla Formula 1, garantiva una migliore “respirazione” del motore.

Una maggiore efficienza volumetrica si traduceva in due vantaggi. Più potenza specifica, dato che a parità di cilindrata, un 16V sviluppava molti più cavalli di un vecchio 8V, e regimi di giri elevati, poiché questi motori amavano salire di giri, offrendo un’erogazione progressiva ed emozionante che culminava a 6.000-7.000.

Il 16V era anche l’emblema della sportività accessibile, l’arma vincente delle “hot hatch” leggere e agili. Per questo viene ricordato con nostalgia e quasi con tenerezza rispetto a tutto ciò che, grandiosamente, è arrivato dopo sul fronte dell’innovazione e della potenza.
Il tramonto del 16V come status symbol è avvenuto sostanzialmente in due fasi. Con l’avanzare degli anni Novanta, la tecnologia a 16 valvole divenne la norma per quasi tutti i motori a benzina. Perse la sua esclusività. La “normalizzazione” fu già una prima stangata. Poi arrivà l’era del Turbo e del downsizing. L’avvento di normative antinquinamento più severe e l’esigenza di ridurre consumi ed emissioni di CO2. È qui che il turbocompressore ha preso il sopravvento.

I moderni motori turbo a iniezione diretta offrono una coppia elevata già ai bassi regimi, rendendo la guida quotidiana più efficiente e confortevole rispetto agli aspirati 16V, che richiedevano di essere “spremuti” per dare il meglio. Tecnologie come la fasatura variabile delle valvole (VVT) hanno completato l’opera, integrando la gestione delle valvole nell’elettronica di bordo.
Oggi, il 16V è la base tecnologica di quasi tutte le motorizzazioni auto, ma non è più un vessillo di sportività. Resta un ricordo nostalgico di un’epoca in cui la meccanica semplice e il sound del motore agli alti regimi erano la vera essenza della guida sportiva. Un’altra epoca ma, al contempo, perfettamente “integrata” in quello che è il presente meccanico.
