Come reagire se con l’auto finisci sott’acqua

M Magarini
Auto sott'acqua

Solo alla prospettiva vi tremano le gambe. Mantenere il sangue freddo in caso finiate con l’auto sott’acqua è davvero complicato, essendo una situazione di estrema emergenza, questione di vita o di morte. D’altro canto, non contemplare la possibilità costituisce il tipo di approccio da condannare, poiché, per ragioni di vario tipo, può capitare. A maggior ragione con il cambiamento climatico, che talvolta provoca il fenomeno degli allagamenti. Ovviamente, vi auguriamo di scampare a una situazione del genere, da pelle d’oca, ma se proseguirete con la lettura avrete perlomeno un’idea di quale strategia adottare al fine di uscirne e mettervi, dunque, in salvo. Scamparla richiede uno sforzo significativo, sia dal punto di vista fisico sia psicologico; perciò, preparatevi a quanto vi racconteremo.

Siccome in tanti si chiedono se la pioggia abbia con le vetture elettriche un effetto paragonabile al phon gettato nella vasca da bagno, ne parleremo altresì in maniera approfondita. Per tranquillizzarvi, lo scenario non è, comunque, tanto drammatico; d’altronde, i possibili danni vi metteranno una certa apprensione. Il conto da mettere in preventivo rischia di essere salato, pure a causa delle disposizioni emanate dalle compagnie assicurative.

Auto sott’acqua: la giusta mentalità da adottare

Auto sott'acqua

Definire un’efficace piano di evasione dall’acqua laddove sia sott’acqua è di per sé un compito arduo. Di certo, preservare il self control vi metterà a dura prova. L’istinto di sopravvivenza vi spingerà a dimenarvi, andando nel panico totale. La capacità di autocontrollo esercita un ruolo chiave e prepararsi in anticipo vi consentirà di provare meno paura, in quanto saprete, per filo e per segno, i giusti comportamenti da adottare. Le circostanze da valutare risultano essere molteplici, il che complica le operazioni, ma rimangono dei punti cardine assoluti. Muoversi rapidamente sta alla base di qualunque valido tentativo. Prendetene atto e proseguite con la lettura, perché c’è tanto da sapere.

Partiamo da un concetto essenziale, senza il quale è impossibile avere un quadro ben definito della situazione. Il nemico numero uno, oltre alle emozioni, è la forza dell’acqua, la quale con l’affondamento del veicolo ha un impatto sia sulle porte che sui finestrini, che vengono premuti contro le guarnizioni. Qualcosa di davvero pessimo, poiché evadere diventa quasi un numero alla Houdini. Attenzione: abbiamo detto quasi. I margini di manovra vi sono, a maggior ragione laddove sappiate cose porre in pratica.

Nello specifico, l’eventuale ingolfamento dell’abitacolo ha un lato positivo (strano a dirsi ma è così): la forza interna va a eguagliare quella esterna. Tradotto? Le porte si aprono. Attardarsi rimane, comunque, una decisione priva di senno, in quanto rischiereste di annegare nel frattempo. Eppure, aspettare è l’unica via percorribile per quei modelli che, invece del solo parabrezza, prevedono dei vetri a tre strati. In ogni caso, siate reattivi al pericolo, abbassate il finestrino in un batter d’occhio (quando il sistema elettrico rimane funzionante) e fuggite. Sì, la mettiamo un po’ troppo facile: vediamo allora di scoprire nei dettagli la tecnica ideale da attuare, spiegata step by step.

Innanzitutto, toglietevi le cinture di sicurezza e, in concomitanza, slacciate i finestrini. Nel caso in cui vi siano pure altri occupanti a bordo, premete ancor prima il tasto per lo sblocco delle porte. E se ormai l’auto è sott’acqua? Sfondate il finestrino col gomito oppure un oggetto appunto, tipo il martelletto con la punta in acciaio temperato. Procuratevelo e lasciatelo nel cruscotto, casomai si rendesse necessario (non si è mai troppo previdenti). Accortezza finale: mentre siete sul punto di rompere il vetro tirate un bel respiro e fatevi coraggio: l’impatto dell’acqua sarà parecchio violento.

Auto elettrica

Volkswagen sott'acqua

Adesso apriamo il capitolo dedicato agli esemplari elettrici. Un timore comune è di rimanere folgorati con l’auto sott’acqua. A tal proposito, siate (relativamente) sereni, sicché non accadrà, al 100 per cento: i Costruttori hanno, infatti, adottato delle tecniche atte a scongiurare tale scenario. Del resto, se così non fosse, basterebbe una pioggia impetuosa per farvi correre degli enormi rischi. L’impianto formato dal powertrain e dall’accumulatore viene tenuto a parte dal telaio.

La configurazione assicura una protezione idonea, al fine di impedire sorprese nefaste. Semmai il vero motivo del disagio è da attribuire agli interventi di riparazione da eseguire in officina. I professionisti del campo saranno pressoché obbligati a farvi pagare sonoramente la manodopera e i componenti. Non essendo stata progettata per navigare in acqua, i danni saranno rilevanti.

Preferiremmo raccontarvi una realtà differente, ma saremmo una bugia bella e buona. Una delle eventualità più critiche riguarda proprio la batteria, l’anima stessa delle bev. Difatti, può accadere il rilascio di sostanze nocive, da valutare con estrema attenzione. E poi bisogna sperare di passarla liscia alle gravi conseguenze per le parti elettriche del sistema di alto voltaggio.

Il fondo del barile viene raschiato con il cortocircuito, potenziale causa di un incendio, mentre il mezzo viene estratto dall’acqua. I player della filiera hanno compiuto dei passi da gigante sul versante della sicurezza e ci auguriamo di vederne di ulteriori nel corso dei prossimi anni, quando il grado di maturità tecnologia inevitabilmente aumenterà: ne va sia della salute sia del portafoglio…

Il rapporto con le compagnie assicurative

Finora ci siamo soffermati sulle modalità di fuga dall’auto ormai finita sott’acqua e abbiamo passato in rassegna le eventualità a cui possono andare incontro le bev. Pure nel caso in cui il veicolo ci finisca senza che vi troviate all’interno, riceverete brutte notizie. Difatti, salvo rare eccezioni, la compagna RC Auto eviterà di corrispondervi il risarcimento. Ciò poiché una circostanza del genere esula dalla tipologia standard. Per aver diritto al corrispettivo del danno va inserito in modo esplicito tra le voci del contratto siglato con l’impresa. E una disavventura simile viene, al massimo, disciplinata con l’inserimento di una franchigia e una percentuale a vostro carico. E se il mezzo di trasporto ci “lascia le penne”? La cifra a cui avrete diritto corrisponderà al valore effettivo riconosciuto da un perito nel momento dell’accaduto.

Il rimborso è ammesso esclusivamente con l’attivazione della polizza Eventi naturali. Per averne diritto, avete l’obbligo di attivarvi nell’immediato, facendo passare il minor tempo possibile tra l’evento e il rapporto scritto stilato dalle autorità. Serve una prova cartacea ufficiale per dimostrare di dichiarare il vero. Fatene espressa richiesta ai responsabili, affinché vi diano una copia, da inoltrare all’azienda RCA.

Se non vi è modo di procurarvelo, avvaletevi del materiale portato all’attenzione generale dal centro di meteorologia maggiormente nei paraggi. Indipendentemente dalla loro natura, le prove documentali vanno inviate alla sede della compagnia o consegnate, comunque, il plico al perito incaricato dalla società di esaminare i danni effettivi. Una volta raccolto per intero il materiale, competerà al perito stabilire l’entità del danno, presa a fondamento nell’offerta di risarcimento.

Qualunque sia la tipologia specifica della calamità naturale, avete maniera di ottenere la sospensione della polizza, per un periodo che va da un minimo di un mese a un massimo di dodici mesi. Da indicazioni del legislatore nazionale, non vige più, infatti, il rinnovo tacito, bensì esso va presentato in forma scritta per la durata non superiore a un anno. Al termine del periodo di sospensione attivato, vi si parano davanti tre differenti strade: riparare il veicolo e riattivare la copertura; riattivare la copertura per una macchina differente; vendere o rottamare il mezzo, con la contestuale cessazione del rapporto definito con la compagnia assicuratrice. La scelta è solo ed esclusivamente vostra.

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