Dacia fa scacco matto alle cinesi

M Magarini
Nemmeno le auto di produzione cinese impensieriscono Dacia: nella caccia all’affare, nessuna elettrica è come il suo modello.
Logo Dacia

Con un annuncio storico, la presidente della Commissione Europa, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’apertura di indagini anti-dumping sulla Cina. Secondo la tesi del massimo rappresentante dell’organo comunitarie le manovre dello Stato asiatico hanno provocato una distorsione nel mercato globale. I bassi prezzi di listino, resi possibili dagli enormi sussidi statali, creano un disequilibrio di base e, così come non lo consentono all’interno dei propri confini, non lo consentono dall’esterno. Eppure, a dispetto della tesi portata avanti l’elettrico più economica nel Vecchio Continente è rumena. Nessuno riesce, infatti, a competere con il listino della Dacia Spring, la quale, costruita nella provincia cinese, parte da 20.800 euro in Francia, pari a 15.800 euro con il sussidio statale.

L’elettrica più economica è a marchio Dacia

Dacia Spring 2023

La proposta low-cost ha contribuito ai successi del marchio, che, in seguito al piano Renaulution annunciato nel 2021, ha indovinato ogni mossa. Lo vediamo pure in Italia, dove ha rosicchiato rilevanti quote di mercato a Fiat. E nel 2023 ha dato il meglio di sé, nonostante le uniche novità siano da individuarsi nelle varianti e nelle versioni. Il prossimo anno arriverà arriverà un carico da novanta: la terza serie della Duster, che disporrà di un look più offroad.

Linee più spigolose e squadrate la caratterizzano. Inoltre, le pratiche nere del paraurti, la rivista grafica dei fari e la nuova firma luminosa a LED ne completeranno il pacchetto. A livello di interni, i conducenti troveranno due display, ovvero il quadro strumenti digitale e lo schermo per la gestione delle funzioni di infotainment. In merito, invece, alle motorizzazioni, vi sarà l’ibrido e il bifuel benzina-GPL, mentre il diesel dovrebbe essere ritirato.

L’aggressiva politica commerciale della Dacia Spring non potrà forse essere più applicata dalle compagnie cinesi. Sebbene da Pechino sostengano che sia una questione di semplice protezionismo, la storia recente invita a tenere la guardia alta sulle realtà del Paese orientale. Difatti, uno scenario del genere ha avuto luogo nel settore dei pannelli fotovoltaici.

Grazie all’intervento del Governo, le aziende cinesi hanno goduto di un enorme vantaggio competitivo, buttando fuori la concorrenza. Onde evitare di assistere a uno scenario simile, von der Leyen e l’intera Commissione Ue corrono ai ripari. Non ne saranno di certo felici quelle realtà come MG, Polestar e Nio apprezzate soprattutto in Europa. Ed è, in sostanza, l’unica nota stonata mossa dai detrattori del provvedimento.

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