Siccome i cinesi sono troppo forti, allora l’Ue vuole imporre extra dazi alle auto elettriche orientali (fino al 36,3%) che arrivano in Europa. Ma ora ecco il grande patto possibile per la pace. L’industria automobilistica del Dragone vuole sotterrare l’ascia per evitare la stretta. Così vuole un’indiscrezione riportata dalla testata Politico.eu.
Come?
Primo: i costruttori asiatici chiedono prezzo minimo per le BEV importate nel Vecchio Continente.
Secondo: il Dragone pone un limite al volume di esportazioni verso l’Unione.
In cambio, l’indagine anti-dumping avviata nell’ottobre dell’anno scorso non avrebbe come conseguenza la tassazione.
Una ragionevole via di mezzo: la guerra commerciale non conviene a nessuno, né sull’elettrico né su altro. Perché c’è la ritorsione possibile della nazione della Grande Muraglia. Con tasse su carne di suino, latte, liquori, auto potenti italiane (Ferrari e Lambo, quest’ultima del germanico Gruppo VW) e tedesche (BMW, Mercedes, VW con Audi e Porsche).
I colossi premono
La Camera di commercio cinese per importazione e esportazione di macchinari e prodotti elettronici (CCCME) coinvolta. Invece Tesla (con la penale più bassa, del 9%) con la sua Gigafactory di Pechino da dove esce la Model Y per il mondo, non pervenuta.
In pressing sulla Commissione Ue ci sono giganti del calibro di BYD, Geely e SAIC (MG), alle quali verranno imposti dazi del 17%, 19,3% e 36,3% rispettivamente, più il 10% d’imposta già previsto per l’esportazione in Europa delle full electric.
Siamo sotto data
Ormai ci siamo quasi. Appena la Commissione avrà analizzato tutte le osservazioni delle Case, i dazi verranno votati con un sì o un no dagli Stati dell’Unione, vincolante per cinque anni. In parallelo, Pechino è sempre più insistente e persuasiva con la Germania: se questa non vuole dazi sulle sue supercar, allora convinca i Paesi a votare no sui dazi.