Dazi sulle auto elettriche cinesi, la disunione UE è spaccata in due… come al solito

Dario Marchetti Autore
Contro la proposta hanno votato cinque Paesi, mentre altri dodici si sono astenuti
Dazi UE sulle auto elettriche cinesi

Come era ormai facile prevedere, l’Unione Europea si è letteralmente spaccata sulla questione dei dazi sulle auto elettriche cinesi. Nel voto odierno, infatti, se la Commissione Europea è riuscita a strappare una maggioranza per poter andare avanti sulla strada della guerra commerciale con Pechino, ha però visto una forte opposizione, capeggiata dalla Germania. Contro la sua proposta, si sono infatti accodati a Berlino l’Ungheria, Malta, la Slovacchia e la Slovenia.

A favore hanno invece votato Bulgaria, Danimarca, Estonia, Francia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Olanda e Polonia. Mentre nel novero degli astenuti si possono contare Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Lussemburgo, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia.

Nonostante lo scarso favore riscontrato, la commissione capeggiata da Ursula Von der Leyen sembra comunque intenzionata ad andare avanti su una strada densa di pericoli. Soprattutto a carico delle case tedesche, che non a caso hanno chiesto all’UE di fermarsi e cercare l’accordo con il governo cinese.

Dazi sulle elettriche cinesi: la spaccatura è servita

Il voto dei Paesi UE sui nuovi dazi che la Commissione Europea intende applicare sulle auto elettriche cinesi è arrivato all’epilogo che ormai tutti si attendevano. A favore della proposta hanno infatti votato appena dieci Paesi, mentre ben diciassette si sono opposti o astenuti.

Dazi  UE sulle auto cinesi

Nonostante un appoggio così risicato, la Commissione ha potuto pubblicare un comunicato che sembra una bandierina. Ha infatti fatto sapere che la “sua proposta di dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria (BEV) dalla Cina ha ottenuto il supporto necessario dagli Stati membri dell’UE”.

Al tempo stesso Bruxelles sembra intenzionata a lasciare un varco, sperando che Pechino ci si infili. Le trattative proseguiranno infatti per cercare di far quadrare un cerchio che al momento è complicato da trattare, ovvero un accordo in grado di soddisfare le controparti nel solco tracciato dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio.

La stessa Commissione Europea ha poi aggiunto che entro il 30 ottobre sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il regolamento contenente le conclusioni definitive dell’inchiesta. Intanto, però, è da registrare una spaccatura chiarissima, che sembra anche funzionale ai piani della Germania, che si trova a poter far pesare verso Pechino la sua opposizione, contrariamente ad altri Paesi. Spetterà ora al governo cinese tirare i conti, coi suoi dazi. Con l’Italia che, come al solito, è riuscita a dare il peggio della propria classe politica.

La Germania potrebbe godere della posizione assunta?

Il voto è andato come era nelle previsioni. Già alla vigilia, infatti, era evidente che la posizione della Germania avrebbe contato molto. Ed effettivamente i quattro pareri negativi e le tredici astensioni dovrebbero far riflettere non poco.

Ora la palla passa alla Commissione, ma è probabile che a Pechino si osservi con attenzione quanto accaduto a Bruxelles. Non a caso nei giorni passati erano filtrate le voci sulle richieste di Dongfeng, cui è praticamente impossibile ignorare le posizioni del proprio governo all’Italia, per dare il suo benestare allo sbarco lungo il territorio peninsulare. Una delle quali riguardava proprio il voto contrario ai dazi. Con il suo voto favorevole, possiamo quindi dire che il governo Meloni si è giocato questa notevole opportunità.

Voto Bruxelles sulle auto elettriche cinesi

Mentre la Germania, con ogni probabilità, potrebbe capitalizzare al meglio la sua opposizione. Non a caso è sceso in campo un peso massimo del suo governo, il ministro delle Finanze, Christian Lindner, con una dichiarazione manifesto: “I dazi sulle auto elettriche cinesi sarebbero un errore. Lo dice la nostra industria automobilistica, che dovrebbe essere protetta. Alcuni politici pensano di saperne di più dei diretti interessati. Con la Cina è necessario parlare chiaro e negoziare, ma le guerre commerciali fanno solo perdenti.”

Considerata la gradualità di applicazione dei dazi, va sottolineato che anche Pechino potrebbe applicarli seguendo tale principio. Favorendo magari chi si è opposto e un po’ meno chi si è astenuto. Ma non certo chi ha voluto seguire la Commissione in una posizione che suona del tutto ideologica.

Ora, non resta che attendere gli sviluppi successivi. Lo spiraglio lasciato potrebbe salvare capra e cavoli. Intanto, però, è da registrare l’ennesimo autogoal del governo italiano, al quale sembra che importi poco del più grande mercato del mondo. Per capire l’assoluta incapacità di movimento dimostrata anche in questa occasione, basta ricordare il voto contrario di un governo affine ideologicamente a quello capeggiato dalla Meloni, ovvero quello ungherese. Con Orban ben felice di accantonare le diversità politiche con la Cina, attirando massicci investimenti di Pechino.

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