Incentivi auto elettriche 2025: tre rischi per l’Italia

Tris di possibili conseguenze negative per gli annunci degli ecobonus sulle macchine a corrente.
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Mentre il mercato auto Italia vede l’elettrico attestarsi a un misero 5% contro una media del 15% UE (bassissima), e con 300.000 full electric circolanti su 40 milioni di mezzi (micro torta ridicola), giungono gli annunci degli incentivi auto elettriche 2025. Così però noi vediamo solo tre rischi per la nostra nazione. 

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Primo pasticcio degli ecobonus annunciati

Anzitutto, nessuno compra elettrico. In quanto nessuno è così stupido da acquistare ora un mezzo che si porta via in futuro con lo sconto statale di 10.000 euro. Quindi, il mercato stagnante italiano viene affossato vieppiù. 

Come se non fosse mai accaduto in passato

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Il fenomeno non è nuovo nel panorama degli incentivi. Ogni volta vengono preannunciate agevolazioni, si assiste a una contrazione della domanda. Qui piove sul bagnato: il rischio è che le concessionarie si trovino con i piazzali pieni di elettriche: non si può andare avanti troppo con mega sconti e km zero, perché il sistema – già barcollante – crolla. In un contesto di domanda debole, con 16 miliardi di euro di multe che pendono sul capo delle Case e di riflesso su dipendenti, collaboratori e indotto.

Secondo: delusione totale

L’attesa generata da web fake e social senza scrupoli è distruttiva: pare che i bonus ci siano già e che la macchina venga quasi regalata a tutti con riduzioni enormi. In realtà, forse, con rottamazione di un veicolo vecchio e inquinante (Euro 0-5), l’incentivo può arrivare fino a 11.000 euro. Per chi ha un ISEE inferiore a 30.000 euro, il bonus può toccare i 13.750 euro. Senza rottamazione, bonus di 6.000 euro. Il prezzo massimo del veicolo non deve superare i 35.000 euro (IVA e costi accessori esclusi): siccome le vetture di questo tipo hanno listini elevatissimi, resta fuori il meglio. Per le microimprese, contributo pari al 30% del valore del veicolo, fino a un massimo di 20.000 euro. Questa l’ipotesi più probabile. Pertanto, è poca roba. Dai un’aspirina a un mercato che non sta in piedi.

Per chi non ha un veicolo da rottamare o ha un ISEE più elevato, ossia per chi può permettersi un’elettrica cara come il fuoco, l’incentivo è meno attraente, riducendo il bacino di potenziali acquirenti.

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Terzo: non dipende dall’Italia

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Siccome i soldi vengono presi dal PNRR, serve l’ok per i 600 milioni di euro. Che ieri erano riservati alle colonnine elettriche veloci (preziosissime), e che ora sono dirottati sulle auto. Se Bruxelles risponde per giugno 2025, forse i bonus partono ad agosto 2025. Gli incentivi saranno validi fino al 30 giugno 2026, o fino all’esaurimento dei fondi disponibili. È importante notare che il veicolo acquistato dovrà essere immatricolato entro 270 giorni dalla prenotazione del bonus. Sono tempi molto ristretti, e tutto viene fatto male, in modo disordinato. Povera auto elettrica in Italia: così non andrà mai da nessuna parte. L’esperienza di acquisto dev’essere gradevole, per il consumatore che sogna, e non una disavventura burocratica.

Pertanto, elimini le future colonnine, ossigeno vitale per l’elettrico, e piazzi bonus sulle elettriche che si ha difficoltà a caricare visto il numero esiguo di prese rapide: l’assenza di un’infrastruttura capillare e affidabile era, resta e sarà uno dei principali freni all’acquisto delle macchine a batteria. Anche perché l’elettricità è costosissima, mentre dalle circa 30.000 stazioni collegate (60.000 punti) si deve togliere un buon 15% di scollegate, e chissà quante altre cui i cavi sono stati tranciati dai ladri di rame. Primo o poi, si dovrà anche parlare di Sud Italia: pochissime elettriche, colonnine scarse e lente. Una questione meridionale poco elettrizzante.

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