La favola dei Robotaxi Tesla: un giovanotto ha smontato il sogno di Musk

Forse, a vedere quanto scoperto, l’unica cosa veramente autonoma in Tesla al momento è la fantasia del dipartimento marketing.
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Se seguite i proclami ufficiali di Elon Musk, il futuro della guida autonoma è già qui, romba tra le strade di Austin ed è pronto a conquistare metà della popolazione statunitense entro l’anno. Se invece seguite i dati reali, il Tesla Robotaxi somiglia più a un esperimento scolastico timidamente avviato che a una rivoluzione globale.

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Ethan McKanna, un nome che è rapidamente rimbalzato da una parte all’altra del mondo nelle ultime 48ore, studente di ingegneria di 19 anni, ha deciso di vederci chiaro eseguendo il reverse engineering dell’app Robotaxi di Tesla.

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Grazie a un tracker online che interroga le API di Tesla ogni cinque minuti, è emersa una realtà grottesca. La flotta “raddoppiata” a novembre conta in totale appena 32 Tesla Model Y identificate. Ma il dato più ridicolo è un altro: di queste 32 auto, quelle effettivamente in funzione contemporaneamente sono spesso meno di 10, con stime che scendono a soli 1-5 veicoli attivi nei momenti di magra.

Tesla giustifica le attese infinite con notifiche di “elevata domanda di servizio”, ma il tracker di McKanna suggerisce una spiegazione più banale. Semplicemente l’offerta è quasi nulla. Nell’ultima settimana, il servizio è risultato non disponibile per il 60% del tempo, persino durante il normale orario di lavoro. Chi riesce a prenotare una corsa si ritrova spesso a salire sulla stessa identica vettura più volte, un po’ come se il “servizio di trasporto autonomo a lungo promesso” fosse gestito da un’unica famiglia volenterosa.

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Mentre i concorrenti come Waymo espandono reti reali, il progetto pilota di Austin sembra un pericoloso gioco di specchi per dare una vittoria mediatica a Musk. Le previsioni azzardate di raggiungere “500 veicoli” entro fine anno e di eliminare i conducenti di sicurezza si scontrano con la realtà di un server che restituisce errori di sistema sistematici.

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A questo punto, dopo la polemica sollevata dal giovanotto, piuttosto che un’invasione di robot intelligenti, Austin sembra ospitare una manciata di auto che giocano a nascondino con gli utenti. Forse, l’unica cosa veramente autonoma in Tesla al momento è la fantasia del dipartimento marketing.