I dazi auto elettriche cinesi piazzati dall’Unione europea colpiscono anche le Case europee: atto di masochismo con vittima la Cupra Tavascan di Volkswagen. Macchina fatta nel Paese del Dragone ed esportata nel Vecchio Continente. Allarme lanciato dai dirigenti della Casa spagnola (di gran successo) all’interno del colosso tedesco. È il caos totale con Bruxelles che impone il bando termico 2035, cerca di arginare il rivale cinese, e mette il bastone fra le ruote di una bella realtà europea come Cupra. Col suo marchio tribale e il geniale connubio fra auto e padel, lo sport del momento nel mondo. Stesso discorso per la Mini elettrica di BMW made in China.
Spostamento impossibile
Qualcuno dice: basta spostare la produzione in un’altra sede, ossia via dalla Cina e in Europa. Fosse così facile… Ci sono investimenti mostruosi in ballo, programmati, strutture, linee di produzione, indotto. In più, c’era già stato l’aumento della capacità nello stabilimento Volkswagen di Anhui, una joint venture di maggioranza con la cinese JAC Automobile Group.
E l’ambiente? E l’occupazione?
Senza le vendite previste di Tavascan, dice Automotive News, la società iberica non avrebbe raggiunto gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica imposti dall’Ue l’anno prossimo. E avrebbe invece dovuto affrontare pesanti multe, costringendola a tagliare la produzione con un possibile impatto sull’occupazione nella sua sede in Spagna. Questa la spiegazione del ceo Cupra Wayne Griffiths. Se adesso fai fuori la Tavascan, allora ecco salire l’inquinamento e le possibilità di tagli occupazionali. L’Europa adora farsi del male da sé.
Futuro a rischio
“È a rischio l’intero futuro finanziario dell’azienda – ha affermato Griffiths, parlando da Barcellona -. L’intenzione era quella di proteggere l’industria automobilistica europea, ma per noi sta avendo l’effetto opposto. Non siamo un marchio cinese che cerca di inondare il mercato europeo. Le nostre auto non sono per le masse. L’auto non è un prodotto sovvenzionato. Siamo un animale diverso. È questo che stiamo cercando di spiegare”. Tramite trattative coi funzionari Ue.
Chiaro che, aggiungiamo noi, con questa sorta di delocalizzazione in Cina, l’azienda ci guadagna: è una società per fare profitti, non per la beneficenza. Tuttavia, spetta ai decisori politici trovare equilibrio.
Quindi Bruxelles danneggia l’industria Ue mentre cerca di difenderla coi dazi. In questo vortice di burocrazia levantina, in questo pasticcio senza precedenti nella storia, mentre le multinazionali lasciano gli influencer europei al loro destino, il Vecchio Continente si appresta a ricevere in faccia lo tsunami automotive. I dazi anti sovvenzioni si aggiungono al dazio standard del 10% sulle importazioni di auto, una misura che la Commissione afferma essere volta a livellare il campo di gioco e contrastare ciò che definisce sussidi ingiusti.
In attesa della ritorsione
Tavascan a parte, il discorso è immensamente più ampio. Pechino ha minacciato di vendicarsi con indagini sulle importazioni Ue di latticini, carne di maiale e cognac. La Cina ha sollecitato i 27 stati membri del blocco a respingere le tariffe aggiuntive proposte in una votazione di ottobre. Griffiths ha affermato che Cupra era in trattative con “diversi livelli” della Commissione e con i governi tedesco e spagnolo per cercare di convincerli a tagliare o eliminare i dazi previsti.
I rappresentanti dell’azienda viaggeranno con una delegazione spagnola in Cina tra diverse settimane, ha aggiunto.
Volkswagen, che guaio
Gruppi come Volkswagen sono fortemente esposte a possibili contro-tariffe da parte della Cina sulle importazioni di auto di grandi dimensioni. La Cina rappresenta circa un terzo delle loro vendite. Mentre la maggior parte delle auto vendute oltre la Grande Muraglia sono prodotte localmente, molti modelli di fascia alta sono importati.