Porsche molto male in Cina nel 2025: qual è il guaio

Porsche ha registrato un calo delle vendite globali del 6% nel primo semestre dell’anno: la Cina è stata il mercato che ha contribuito maggiormente a questa flessione.
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I marchi cinesi causano dolori ai tedeschi nel Celeste Impero: Porsche ha registrato un calo delle vendite globali del 6% nel primo semestre dell’anno (146 mila), col Regno di Mezzo che più ha contribuito a questa flessione. Nella terra del Dragone, siamo addirittura a -28%, indica la Reuters. In Nord America, la regione più grande per la Casa, le vendite sono aumentate del 10% per una maggiore disponibilità di prodotti sul mercato e per la protezione dei prezzi offerta nella prima metà dell’anno a causa dell’aumento dei dazi sulle importazioni. Porsche avverte che sarà difficile anche la seconda metà del 2025. 

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Porsche davvero giù in Cina: per quattro motivi secondo noi

1) La Cina è uno dei mercati più competitivi per i veicoli a nuova energia (NEV), ossia BEV elettriche e PHEV a benzina ibrida ricaricabili. Con una forte concorrenza e guerre di prezzo tra i numerosi produttori. Questo ambiente rende difficile arrivare al profitto. Nella stessa nazione orientale, 15 delle 129 aziende attive rimarranno finanziariamente sostenibili entro il 2030.
2) Il mercato affronta un rallentamento delle macchine a benzina. E La stretta della Cina sull’accesso agli elementi delle terre rare crea interruzioni nella produzione automobilistica.
3) Il consumatore cinese di lusso sta evolvendo. In passato, i marchi occidentali come Porsche rappresentavano lo status symbol. C’è una tendenza a preferire i marchi locali. Aziende cinesi come NIO, Xpeng e BYD sono percepite come veri innovatori tecnologici. Si cercano l’esperienza digitale integrata, la personalizzazione spinta. I brand cinesi sono più evoluti.
4) Nel segmento premium e ultra-premium, Zeekr, Avatr e Hongqi sono affamati di successo, con macchine eclatanti sfornate a getto continuo. È un addio totale e definitivo all’Eldorado cinese per le Case UE.

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Germania, pasticcio in salsa verde

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Risultato: nel Vecchio Continente siamo a una quota del 15% di elettriche, con doping in Germania e Francia di ogni genere. I clienti del lusso preferiscono la splendida voce del motore a benzina, e quindi la Taycan elettrica non ha sfondato. In Cina, i marchi locali sono inarrivabili. Sicché alla fine la Germania del Green Deal auto elettrica 2019 ha fatto davvero danni a se stessa. Fra l’altro, se Porsche piange, Mercedes non ride: ieri, ha dichiarato che le vendite di auto e furgoni nel secondo trimestre sono diminuite del 9%, citando l’impatto dei dazi.

In USA segno più per Porsche, ma con un rallentamento

C’è poco da festeggiare in territorio yankee: da un +37% nel primo trimestre a un +10% nel primo semestre. Il forte aumento iniziale era in parte dovuto a effetti di recupero rispetto ai ritardi nelle importazioni del 2024. Parte della crescita non è domanda fresca, ma consegne posticipate. Una volta esaurito questo effetto, il tasso di crescita si normalizza. Se Porsche non vola in UE e Cina, allora da qualche parte potrebbe anche essere intenzionata a fare più margini: magari in USA, alzando i prezzi. E così però le consegne calerebbero. I dazi di importazione negli Stati Uniti sono un’incognita che potrebbe influenzare negativamente le finanze dell’azienda nella seconda metà del 2025.

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