Punti di ricarica in Italia, siamo solo al 16° posto in Europa: ecco i numeri pessimi per l’auto elettrica

Con 12,7 punti di ricarica ogni 100 km di strade, il Paese si colloca solo al 16° posto in Europa, lontano dalla media europea di 18,4 punti ogni 100 km.
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Auto elettrica ko in Italia anche perché le colonnine sono poche. Per l’Unrae (Case estere), è insufficiente la capillarità delle infrastrutture di ricarica pubbliche, nonostante la nazione abbia raggiunto 63.000 punti (su circa metà stazioni, ossia 31.500), di cui il 18% con potenza pari o superiore a 50 kW e il 6,4% con potenza superiore a 150 kW. Con 12,7 punti di ricarica ogni 100 km di strade, il Paese si colloca solo al 16° posto in Europa, lontano dalla media europea di 18,4 punti ogni 100 km.

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Punti di ricarica in Italia: attenti a quelli scollegati

Aggiungiamo noi che poi ci sarebbe da fare un discorso a parte per i punti di ricarica – già pochi – scollegati: perché non vanno? Colpa della burocrazia infernale. In più, ci sono i furti dei cavi di rame, che vengono tranciati di notte dai ladri. Morale: le vetture ricaricabili (elettriche pure e ibride plug-in) si fermano a un modesto 7,6% di quota (4,2% BEV e 3,4% PHEV), confermando l’ultimo posto del nostro Paese tra i maggiori mercati europei. Questo ritardo nella transizione energetica si riflette direttamente sulle emissioni di CO2 in modesta riduzione a 119,1 g/km e pertanto ancora distanti dalla media UE27 di 107,8 g/km. 

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A nostro giudizio resta, più forte che mai in  Europa, l’ansia da autonomia (range anxiety): un fattore psicologico importante che frena l’adozione dell’elettrico. Insomma, suona strano spendere tanti soldi per un mezzo scomodo. La percezione di una rete di ricarica insufficiente alimenta questa ansia: quasi la metà degli italiani non considera le BEV per autonomia e rete di ricarica.

Rispetto al 2019 mancano tantissime auto

In generale, considerando tutte le macchine, nel 2024 siamo a 1,559 milioni di unità immatricolate, registrando un lieve calo (-0,5%) rispetto ai 1,566 milioni di unità del 2023, ma confermando ancora un sostanziale gap (-18,7%) rispetto ai 1,917 milioni del 2019.

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Il verdetto di Andrea Cardinali: 2024, altro anno perso per l’Italia

Con la consueta lucidità, Andrea Cardinali (direttore generale Unrae), giudica i 2024 per l’Italia: un altro anno perso. “Perso per la transizione energetica, che con l’Ecobonus lungamente atteso, poi celebrato e infine cestinato, ha continuato ad arrancare con un infimo 7,6% di auto ricaricabili, un terzo della media europea”. 

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E il rilancio della produzione nazionale? È scesa al minimo storico di vetture prodotte nel Paese, soltanto 310.000. In quanto alla riforma fiscale delle flotte, nel secondo anno della delega al Governo, nulla di fatto per le aziende. C’è solo un “incoerente provvedimento sul fringe benefit a fine anno, che ha stravolto senza preavviso né consultazioni l’unica norma improntata alla neutralità tecnologica”.

Tutto vecchio

Stando alla sintesi statistica Unrae il parco circolante italiano a fine 2024 è di oltre 40,5 milioni di autovetture con età media di 13,0 anni (21,8% ante Euro 4), 4,5 milioni di veicoli commerciali leggeri con età media di 14,8 anni (37,2% ante Euro 4), 752.000 veicoli industriali con età media di 14,7 anni (49,4% ante Euro V) e 63.200 autobus con età media di 11 anni (26,3% ante Euro 4). Mezzi vetusti, pericolosi per ambiente e sicurezza stradale.

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