Noi ci lamentiamo ancora dei cavi di ricarica troppo corti e delle autonomie che crollano appena si accende il climatizzatore, ma intanto Factorial Energy ha deciso di fare sul serio, passando dai laboratori alle strade pubbliche (e fino in Borsa). È noto come il produttore di batterie abbia lavorato per una Mercedes EQS modificata che, pochi mesi fa, ha percorso oltre 1.200 km senza mai fermarsi, arrivando a destinazione con ancora un po’ di energia residua.

L’azienda statunitense, specializzata in batterie allo stato solido, sta ora accelerando verso la quotazione sul Nasdaq (sotto il simbolo FAC) tramite una fusione con la SPAC Cartesian Growth Corporation III. L’operazione, che dovrebbe concludersi a metà del 2026, valuta Factorial circa 1,1 miliardi di dollari e mette sul tavolo 100 milioni di dollari freschi per finanziare la crescita.
Il CEO, Siyu Huang, non usa mezzi termini. Le batterie attuali sono troppo pesanti, poco efficienti e, in sostanza, inadeguate per i consumatori più esigenti. La nuova piattaforma a stato solido promette invece maggiore autonomia, un peso ridotto e, ironia della sorte per una tecnologia così avanzata, una migliore efficienza dei costi.
Anche i giganti del settore come Mercedes, Stellantis e Hyundai sono già della partita, con Stellantis che ha testato con successo celle da 77 Ah in condizioni estreme, dimostrando che la ricarica rapida non è più un miraggio.

Secondo Huang, vedremo queste batterie sui veicoli già nel 2027, partendo probabilmente da modelli di lusso o ad alte prestazioni come la Dodge Charger Daytona.
Factorial non sembra affatto preoccupata dal fatto che alcuni produttori stiano tirando i remi in barca sull’elettrico. Anzi, ritiene che proprio questa “nuova generazione” tecnologica sia la spinta necessaria per convincere anche gli scettici. E se le auto non dovessero bastare, Factorial punta ad alimentare tutto: dalla robotica all’aerospazio, fino alla difesa. Resta solo da capire se, entro il 2027, saremo pronti a gestire auto che viaggiano per 1.200 km mentre noi, nella vita reale, non abbiamo davvero bisogno di viaggiare incessantemente per così tanti chilometri senza pausa caffè.
