Segnalavano autovelox e posti di blocco su WhatsApp: rischiano il carcere

M Magarini
Un gruppo di persone nel Bresciano si scambiavano segnalazioni su WhatsApp di autovelox e posti di blocco: ora rischiano il carcere
Autovelox

Segnalare la presenza di autovelox e posti di blocco tramite WhatsApp o altre applicazioni di messaggistica (ad esempio Skype o Telegram) costituisce reato. E i provvedimenti previsti dal legislatore possono far pentire amaramente dell’eccesso di leggerezza di alcuni conducenti, che presumono di aggirare il sistema. In un articolo pubblicato da Mowmag.com viene portato all’attenzione generale il caso di un gruppo creato sulla popolare piattaforma di messaggistica, relativa alle postazioni delle Forze dell’Ordine in provincia di Brescia.

Autovelox e posti di blocco segnalati su WhatsApp: i responsabili potrebbero pagarla cara

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Gli amministratori si sono ritrovati costretti a chiudere in fretta e furia la chat creata, una volta resisi conto di essere ormai finiti nel mirino delle autorità. Nei messaggi venivano indicati sia le posizioni dei dispositivi di rilevamento della velocità sia delle pattuglie. L’infrazione è severamente proibita dalla normativa nazionale, per ragioni, ovviamente, legate all’incolumità propria e degli altri utenti della strada.

Le potenziali conseguenze provocate da una condotta del genere sono parecchio gravi. Basti pensare a un conducente sotto effetto di sostanze alcoliche (o stupefacenti), il quale, una volta venuto al corrente di un autovelox o di un posto di blocco imminente, decide di fare una deviazione. Così facendo avrebbe modo di farla franca, a costo, però, di mettere in pericolo tutti gli altri guidatori e non.

In Italia e nel mondo il numero di vittime provocate da automobilisti irresponsabili continua a rimanere troppo elevato. L’Unione Europea sta cercando di porre un freno alla situazione; tuttavia, la situazione è ancora parecchio delicata. Per quanto i sistemi ausiliari alla guida (ADAS) sappiano rivelarsi degli strumenti preziosi, di base c’è la necessità di cambiare atteggiamento al volante. Troppo spesso i drammi nascono da “errori di superficialità” nella convinzione che farsi beffe del Codice della Strada valga una “medaglia al valore”. Prima di pentirsene per il resto della vita delle azioni commesse, sarebbe il caso di prendere coscienza e porre in pratica un comportamento di buon senso.

Le Forze dell’Ordine stanno cercando di risalire agli amministratori della chat di WhatsApp, dove venivano condivise foto dei posti di blocco e degli autovelox. L’unità deputata alle indagini è intenta a raccogliere il maggior numero di informazioni, al fine di stabilire chi si celasse dietro all’iniziativa. Qualora venissero individuati i responsabili e il giudice applicasse il massimo zelo, potrebbe scattare una pena detentiva da uno a cinque anni. Inoltre, scatterebbe anche una sanzione pecuniaria (multa) e verrebbero decurtati tre punti dalla patente.

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