Stellantis: successore di Tavares cercasi 

Ippolito Visconti Autore News Auto
Le cose vanno male per Stellantis in Usa, e così Elkann si attiva per il dopo Tavares.
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Squadra di calcio che perde, allenatore che salta: il presidente di Stell​​antis John Elkann è sempre più insoddisfatto per l’andazzo in Usa, dice Automotive News. Così si cerca il successore dell’ad Carlos Tavares. Il contratto del manager portoghese scade a inizio 2026. Il Gruppo ha confermato la decisione in risposta alle domande di Bloomberg News, aggiungendo che fa parte della normale pianificazione della successione. La linea è questa: è ovvio che il consiglio inizi a esaminare la pianificazione della successione, per l’importanza della posizione di ceo. Senza che ciò abbia un impatto sulle discussioni future. C’è ancora la possibilità che Tavares rimanga più a lungo.  

Tavares sotto pressione

La pressione su Tavares sta aumentando a causa delle scarse prestazioni di Stellantis nei mercati, tra cui gli Stati Uniti. Che è il suo più grande bacino di profitto singolo. Si rammenta con nostalgia l’epoca d’oro di Jeep. Elkann non ha in programma un immediato cambio di leadership e il manager lusitano sarà incluso nel processo di ricerca, secondo persone a conoscenza della questione. Ricordiamo che il presidente del Gruppo è anche ceo di Exor, il maggiore azionista del costruttore. 

Tavares, 66 anni, ha intrapreso un rigoroso percorso di riduzione dei costi. Mentre Stellantis si confronta con la domanda in calo di auto elettriche e l’intensificarsi della concorrenza da parte dei produttori cinesi. Negli Stati Uniti, il produttore di Jeep e Chrysler sta lottando con alti livelli di inventario, problemi di qualità e una quota di mercato in calo. Le azioni della società sono crollate di oltre un terzo quest’anno. 

Le cose cambiano

Il consiglio di amministrazione di Stellantis dovrebbe riunirsi negli Stati Uniti il ​​9 e 10 ottobre per valutare i piani messi in atto per rilanciare l’attività nella regione, hanno detto le persone. Tavares ha ricevuto elogi per la sua spinta all’efficienza negli anni successivi alla fusione del 2021 tra Fiat Chrysler e la francese PSA perché ha reso il gruppo più snello, rafforzando i rendimenti. Nei mesi successivi alla pandemia, la società ha beneficiato della domanda repressa e degli alti prezzi dei veicoli, con le azioni che hanno raggiunto il picco sei mesi fa.

A luglio, ha registrato un crollo del 48 percento dell’utile netto del primo semestre. “Le prospettive economiche del settore automobilistico richiedono che gli investimenti vengano rivisti con l’obiettivo di concentrarsi su quelli che rappresentano un contributo massimo alla soddisfazione del cliente, alle prestazioni dell’azienda senza alcun compromesso sulla conformità alle normative, in particolare sulla CO2″, ha affermato il portavoce di Stellantis.

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Tagliare, risparmiare, ridurre

All’inizio di questo mese, i leader della rete di concessionari statunitensi dell’azienda hanno criticato il dirigente per aver presieduto a un rapido degrado dei marchi come Ram e Dodge, esortandolo a spendere più soldi per liberare i loro vecchi inventari dai loro lotti. La società deve anche affrontare la possibilità di altri scioperi negli Stati Uniti e in Italia nelle prossime settimane. Risolvere i problemi negli States sarà una priorità assoluta fino alla fine di quest’anno, ha affermato il 23 settembre il direttore finanziario Natalie Knight: si sta lavorando duramente per trovare soluzioni che soddisfino tutte le parti interessate, compresi i concessionari. La Casa ha recentemente promesso di investire più di 406 milioni di dollari in tre siti del Michigan. 

Tavares ha chiesto ulteriori tagli al budget per proteggere la redditività, alimentando le preoccupazioni: la sua spinta aggressiva all’efficienza potrebbe alla fine mettere a repentaglio progetti e flussi di entrate a lungo termine. Il manager ha dato sforbiciate a posti di lavoro e ridotto la capacità nelle fabbriche americane da quando un crollo delle vendite negli Stati Uniti ha quasi dimezzato gli utili del primo semestre. Sta vendendo più asset e ha ventilato la possibilità di cedere uno o più dei 14 marchi del gruppo per proteggere i profitti. Quali? Chissà: magari Maserati.

“Quando i tempi sono duri, ci sono attriti ovunque”, ha detto Knight. La manager voleva che gli investitori vedessero il 2024 come un anno di transizione, non come la nuova normalità per il Gruppo. Stellantis quest’anno ha affermato che gli inventari totali del gruppo ammontavano a circa 1,4 milioni di veicoli alla fine del primo semestre, quando il suo utile operativo rettificato è sceso del 40% a causa di una debole performance in Nord America.

Addio gallina dalle uova d’oro

Il problema sono gli States. Qui Stellantis aveva una gallina dalle uova d’oro. Che ora non rende come prima. La Reuters parla di prossimi 2.500 licenziamenti nel sito Warren Truck Assembly che perderà la produzione del RAM 1500 spostato a Sterling: attenzione. In passato, i tagli han fatto guadagnare gli azionisti. Ma se tutti i rami cadono, l’albero poi resta spoglio: ed ecco che magari gli azionisti han qualcosa da ridire.

Dipende dalla prospettiva

Vedremo anche cosa ne penseranno gli azionisti: questa, come le altre, è una società per macinare profitti e distribuire dividendi. Finché i soldi entrano, è un conto. Se e quando dovessero cominciare a mancare, le cose cambierebbero. A proposito di contrasti coi sindacati in Italia, dove la situazione è più bollente di quanto para ora, va detto che, a febbraio 2023 e a marzo 2024 sono stati siglati accordi per uscite basate sul criterio della volontarietà: dopo la mancata accettazione dei lavoratori, questi potrebbero scioperare accanto ai sindacati, i quali avevano detto sì.

A onore del vero, è corretto ricordare che, per la produzione del cambio a doppia frizione, i turni settimanali aumenteranno. Inoltre, per adesso, Stellantis punta al multienergy, con tanto ibrido. E la 500 elettrica avrà una batteria di nuova generazione, mentre a Melfi arriva la piattaforma Stla Medium, con la Pandina prodotta a Pomigliano d’Arco fino al 2030.

Il peso della Dea Bendata

Come per tutti i manager, quando le cose vanno bene, sono bravi; quando vanno male, non lo sono più tanto. Ci si dimentica di un fattore decisivo: la fortuna, che li assiste nei momenti belli; la sfortuna, che li tortura in quelli brutti. Nel primo caso, il capo si prende più meriti di quanto siano; nel secondo, più colpe del vero. Magari uno non era un fenomeno ieri e non ha responsabilità per il calo dei profitti oggi.

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