ZF, un bell’aiuto a Leapmotor nell’Europa che approva gli EREV

L’imponente Leapmotore D19 non si accontenterà della batteria da 115 kWh, ma dal 2026 adotterà il sistema eRE+ fornito dai tedeschi di ZF.
Leapmotor-D19 Leapmotor-D19

La cinese Leapmotor, forte del supporto di Stellantis, ha deciso di giocare sul realismo del mercato europeo con un pizzico di ottimismo forzato in meno sull’elettrico. Tutto per il suo nuovo fiore all’occhiello, il nuovo D19.

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Questo imponente SUV da 5,20 metri non si accontenterà della pur generosa batteria da 115 kWh, ma dal 2026 adotterà il sistema eRE+ fornito dai tedeschi di ZF. Si tratta di un’evoluzione del classico range extender, progettata per spingere l’autonomia totale oltre la soglia psicologica dei 1.000 chilometri (almeno secondo il ciclo CLTC), rendendo l’auto finalmente libera dalla schiavitù ansiosa delle colonnine di ricarica.

sistema ere+ ZF
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L’ironia della sorte vuole che questo sofisticato sistema, pur essendo frutto dell’ingegneria tedesca, venga prodotto direttamente in Cina. La variante eRE+ scelta da Leapmotor è inoltre un piccolo capolavoro di flessibilità. Non funge solo da generatore per caricare la batteria, ma grazie a una frizione e a un differenziale intelligenti, permette di ottenere la trazione integrale inseribile.

In modalità “boost”, il sistema ZF può fornire una spinta aggiuntiva fino a 200 kW, trasformando il generatore in un motore secondario per sorpassi fulminei. Nello specifico, sul Leapmotor D19 erogherà una potenza costante di 90 kW.

leapmotor d19

Sebastian Schmitt di ZF sottolinea come la richiesta di questi sistemi sia in esplosione nei mercati cinese e nordamericano, dove l’infrastruttura di ricarica nelle zone rurali è ancora un miraggio. Mathias Miedreich, il nuovo CEO di ZF, vede in queste tecnologie un “ponte” necessario verso il futuro, tanto da lanciare un appello a Bruxelles affinché si approvi l’uso dei range extender tra le misure su cui puntare in Europa.

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In un mondo che sogna batterie infinite, ZF propone una soluzione che, in fin dei conti, usa un motore a combustione per far fronte al bisogno di autonomia per un veicolo originariamente solo elettrico. Una mossa che dimostra come, a volte, per andare avanti bisogna saper guardare un po’ indietro.