Era giugno 2014 quando, durante il Festival dell’Economia di Trento, l’allora Amministratore Delegato di FCA, Sergio Marchionne, delineava una visione ambiziosa per il futuro di Alfa Romeo. Con un tono trionfale, Marchionne esponeva un piano strategico che prometteva di rilanciare il marchio del Biscione, riportandolo alle sue gloriose radici.
Ricordando l’acquisizione di Alfa da parte di Fiat nel 1986, Marchionne non risparmiava critiche: “Sono stati commessi errori progettuali, sia nelle piattaforme che nei propulsori. Il brand ha perso la propria identità sportiva, diventando una sorta di copia della Fiat”. Un’ammissione severa, ma necessaria per introdurre un nuovo corso.

Marchionne, allora, annunciava un investimento colossale da 5 miliardi di euro fino al 2018, interamente destinato allo sviluppo di motori, telai e modelli esclusivamente per Alfa Romeo. Tutto rigorosamente prodotto in Italia, con l’obiettivo di riassorbire gli esuberi Fiat e restituire dignità industriale al marchio.
Il dirigente parlava anche di un nuovo veicolo in arrivo, poi identificato nella Giulia, lanciata nel 2016, definendolo il primo frutto di quella rivoluzione industriale. Oltre 660 ingegneri stavano lavorando in segreto allo sviluppo del progetto, presentato come una rinascita tecnica ed estetica per l’intero settore automobilistico nazionale.
Alla domanda su quali auto avrebbe proposto Alfa Romeo, Marchionne rispose con determinazione: “Prendete i modelli BMW e immaginateveli con un’anima italiana che li supera”. Un chiaro intento di posizionare Alfa nel segmento premium, segmento che ha visto l’arrivo di modelli importanti a distanza di poco tempo.

Ad oggi, dopo anni da quelle parole, nonostante l’indubbio fascino stilistico e le eccellenti doti dinamiche di Giulia e Stelvio, le vendite non hanno mai raggiunto i livelli sperati. Anche negli States, l’espansione non ha avuto l’impatto previsto. La prematura scomparsa di Marchionne nel 2018, poi, ha interrotto bruscamente quel percorso. Ci si chiede cosa avrebbe potuto realizzare se fosse rimasto al timone di FCA.