Il 30 giugno del 2000, Audi lanciava sul mercato una vettura decisamente fuori dal comune, l’indimenticabile (nel bene e nel male) A2. Un debutto che avrebbe potuto segnare una nuova era nella mobilità urbana se il pubblico fosse stato pronto ad accogliere una proposta definita “all’avanguardia”.
Nata per competere con la prima generazione della Mercedes Classe A, reduce dallo scandalo del test dell’alce, l’Audi A2 rappresentava una soluzione innovativa per chi cercava un’auto compatta, elegante e tecnologica, con il prestigioso logo dei Quattro Anelli. Tuttavia, nonostante l’impegno ingegneristico, il modello non ebbe il successo sperato.
Il suo prezzo elevato, superiore a quello di molte concorrenti dirette, fu uno degli ostacoli principali alla diffusione. La versione base superava di diverse migliaia di euro il prezzo di una Volkswagen Polo equivalente. Con l’aggiunta di optional, si andava molto in alto con la cifra. Troppo, per una (presunta) city car. Eppure, l’A2 aveva tutte le carte in regola per rivoluzionare il segmento.

La sua struttura era un capolavoro di leggerezza: scocca in alluminio, telaio spaziale estruso e solo una paratia in acciaio. Una soluzione che consentiva consumi da record. La versione “3L”, infatti, consumava meno di 3 litri ogni 100 km. Il motore 1.4 TDI tre cilindri garantiva comunque ottimi valori di efficienza e prestazioni brillanti per la categoria.
Il design della A2 era originale e pratico, con trovate intelligenti come il sistema “SpaceFloor”, il doppio fondo nel bagagliaio e persino un pannello solare integrato nel lunotto per alimentare la ventilazione interna. Ma non era certo la tecnologia il primo spunto attraente per il pubblico: la silhouette, giudicata all’epoca quasi esclusivamente “femminile” (lasciando passare questo termine) non ha convinto molti automobilisti.

Nonostante le critiche e le vendite modeste, appena 180.000 esemplari contro oltre un milione di Mercedes Classe A, oggi l’Audi A2 è considerata un piccolo gioiello dell’ingegneria. Il mercato dell’usato la rivaluta costantemente, specialmente nelle versioni TDI. Ma non è certo un ambito cimelio da collezione