Audi si ribella: la Casa dei quattro anelli non è il “figlio problematico” della famiglia VW

Jörg Schlagbauer, capo del Consiglio di fabbrica di Audi, ha fortemente contestato l’idea che il marchio dei quattro anelli sia il “figlio problematico” all’interno del Gruppo Volkswagen.
Jörg Schlagbauer Jörg Schlagbauer

In un’intervista ad automobilwoche.de, Jörg Schlagbauer, capo del Consiglio di fabbrica di Audi, dice in sostanza che non ci sta. A cosa? Contesta fortemente l’idea che la Casa dei quattro anelli sia il “figlio problematico” – ha detto – all’interno del Gruppo Volkswagen. Quindi, vengono respinte le narrazioni che dipingono Audi come un peso o un’azienda in crisi. 

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È una metafora, come tutti han capito. L’espressione “figlio problematico” si riferisce a un ragazzo con comportamenti che creano disarmonia nel nucleo familiare. Non una diagnosi clinica, ma una descrizione di una situazione complessa. Una seconda metafora potrebbe essere quella dell’orchestra: tutti gli strumenti hanno il loro ruolo e la loro importanza, ma uno stonato rovina l’armonia complessiva. Non è strumento cattivo, solo che necessita essere accordato. Quest’idea viene con energia respinta da Schlagbauer.

Tagli in vista

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Ma si parla da tempo di tagli pesanti per Audi. Schlagbauer ha espresso la ferma intenzione del Consiglio di fabbrica di proteggere i dipendenti e garantire che eventuali riorganizzazioni avvengano nel rispetto dei diritti dei lavoratori. Si cercano soluzioni socialmente accettabili e lungimiranti. Sì all’efficientamento, ma con responsabilità verso la forza lavoro.

Errori di gestione 

Schlagbauer ha parlato di errori di gestione commessi in passato. Immaginabile che faccia riferimento a ritardi nello sviluppo di nuovi modelli, in particolare nel segmento elettrico, o a decisioni strategiche che non hanno dato i frutti sperati. La richiesta implicita è per una maggiore trasparenza e un coinvolgimento più attivo del Consiglio di fabbrica nei processi decisionali. Si vedranno in futuro le decisioni di Gernot Döllner, attuale CEO Audi. 

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Fabbrica Audi in USA anti dazi di Trump

Viene da settimane ventilata l’ipotesi di una fabbrica in USA: costruendo lì, niente dazi di Trump. Insomma, lo stesso gossip Lotus. Con implicazioni significative per la produzione in Germania e per l’occupazione in terra teutonica. Schlagbauer ha espresso cautela su questo fronte, ribadendo la necessità di valutare attentamente i pro e i contro, e di tutelare gli interessi dei lavoratori Audi in patria. Insomma un costruttore in bilico tra tradizione e innovazione,tra pressione economica e responsabilità sociale. 

Quei 7.500 esuberi

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Perché Audi intende tagliare 7.500 posti di lavoro? Perché l’elettrico imposto dall’UE impone investimenti immensi, con la concorrenza sfrenata della Cina, che ha in mano la filiera. Soldi pesantissimi per ricerca e sviluppo, nuove linee di produzione, e spesso, per la riqualificazione. I veicoli elettrici poi, avendo meno componenti rispetto a quelli a combustione interna, richiedono anche meno manodopera per l’assemblaggio. Le nuove tecnologie digitali e l’automazione dei processi portano a una minore necessità di personale in determinate aree. In più, i profitti si assottigliano, e più di tanto i listini (già esplosi) non possono salire. Infatti, in UE siamo al 15% di quota BEV (in Italia al 5%).

Soluzioni per le sforbiciate Audi

Pensionamenti anticipati e volontari con buonuscite significative ai dipendenti, mancato rinnovo di contratti a termine, riduzione di personale esterno, piani di mobilità, riduzione dell’orario di lavoro.

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