Audi valuta se trasferire parte della produzione negli USA, e questo preoccupa sia i lavoratori della Casa tedesca nel Vecchio Continente sia l’UE. Il fatto è che il Gruppo VW gestisce già uno stabilimento negli States e ne sta costruendo un altro per la Scout: Europa nel panico. Secondo Bloomberg, i rappresentanti sindacali di Audi sono disposti a sostenere un’espansione nel Paese yankee solo se la direzione fornirà garanzie a lungo termine per posti di lavoro e produzione in patria, ha affermato Jörg Schlagbauer, presidente del comitato aziendale dell’azienda.
Ricapitolando: se la società dei quattro anelli non ha una propria produzione negli Stati Uniti, Volkswagen possiede uno stabilimento a Chattanooga, nel Tennessee, e ne ha uno in costruzione vicino a Columbia, nella Carolina del Sud.
Audi negli USA: e se fosse l’inizio?
Fra dazi di Trump cui non ha saputo opporsi con una trattativa degna di questo nome, flop elettrico, disoccupazione e un autunno automotive che si annuncia bollente, Bruxelles è nella tempesta. Pesano anche il costo dell’energia enorme per il mancato acquisto del gas di Putin, l’assenza di colonnine elettriche veloci in numero adeguato, l’aggressione cinese cui non si fa fronte coi dazi europei anti full electric. Pur di far fronte ai dazi USA, andando a produrre lontano dall’UE, Audi spenderebbe 4 miliardi di euro per creare le linee in terra yankee.
Fra l’altro, molti Gruppi potrebbero seguire l’esempio di Audi, qualora questa trasferisse parte della produzione in USA. Si tratterebbe di un impoverimento automotive e industriale senza precedenti, in un’Europa frastornata dal Green Deal e dalle lobby verdi che decantano i trionfi dell’elettrico: 15% di quota a fronte di bonus e doping degli sconti delle Case al fine di evitare 16 miliardi di multe UE. L’annuncio di Trump di dazi drastici ha già comportato costi per centinaia di milioni di euro per le case automobilistiche tedesche, fortemente dipendenti dalle esportazioni, secondo un rappresentante del settore. Da queste parti, siccome i privati non gradiscono le BEV, le si vuole imporre alle flotte.

Altre discussioni tardive nel 2026
La clausola di revisione del ban termico 2035 è per il 2026: tardissimo. Le parti hanno più volte chiesto all’UE di anticipare il tutto al 2025, ma non c’è stato nulla da fare. Nel mentre che l’orchestrina elettrica del Titanic suona, potrebbe scatenarsi il fuggi fuggi dall’Europa. A iniziare da Audi. Per aiutare – in teoria – le Case automobilistiche a gestire la transizione verso l’elettrico, l’UE ha concesso maggiore flessibilità: le aziende potranno calcolare la media delle emissioni di CO₂ su un periodo di tre anni (2025-2027). Provvedimento tardivo, e comunque di scarsi rilievo. Poi ci sono mille raccomandazioni astratte del Piano d’Azione Auto.
Così, l’industria automotive europea – nata per fare profitti – correttamente si muove. E cos’altro dovrebbero fare i top manager? I sindacati possono opporsi e protestare, ma dietro esistono azionisti che danno incarichi unici ai CEO: generare utili.