Con la Cina sempre più dominante nell’automotive elettrico planetario, tornano alla mente le tre promesse del Piano d’Azione auto, fatte il 5 marzo 2025 dal presidente UE Ursula von der Leyen. William Todts – Executive Director di Transport & Environment (potente lobby green) – le analizza. Con tono assai critico. Infatti, dice che i Commissari stanno trattando il Piano come un menu, scegliendo gli elementi che preferiscono e rallentando quelli che non piacciono a loro (o alle loro amministrazioni).
Promessa uno: aiuti ai produttori di batterie auto eletrica
In primo luogo, von der Leyen ha promesso ai produttori europei di batterie BEV aiuti alla in stile IRA. Ossia Inflation Reduction Act degli Stati Uniti: legge federale di Biden del 2022 per ridurre l’inflazione, contrastare il cambiamento climatico e promuovere l’energia pulita (369 miliardi di dollari), prevedendo ingenti incentivi e crediti d’imposta. Fra gli obiettivi teorici, indurre gli operatori dominanti (cinesi) a condividere la tecnologia.

Risultato. Teresa Ribera (vice presidente esecutivo della Commissione europea, foto su) ha appena pubblicato una bozza di linee guida sugli aiuti di Stato che vietano gli aiuti alla produzione. Nel frattempo, il team di Wopke Hoekstra (Commissario europeo per l’azione per il clima) si oppone agli aiuti alla produzione nell’ambito del fondo per le batterie della DG Clima. Ossia Direzione Generale per l’azione per il clima (Directorate-General for Climate Action).
E comunque, a nostro avviso, mai e poi mai la Cina condividerà la tecnologia chiave dell’elettrico con noi. È stata l’Europa – andando nel Paese del Dragone – a condividere la tecnologia automotive col Celeste Impero. Che impose le joint-venture. Così che il Regno di Mezzo usasse poi il sapere per crescere da sé.
Promessa due: regolamentare gli investimenti cinesi nell’industria automobilistica
In secondo luogo, von der Leyen ha promesso norme per regolamentare gli investimenti diretti esteri cinesi nell’industria automobilistica. Sono gli IDE, Foreign Direct Investment. Traguardo: joint venture migliori e più numerose. Impedire a CATL, BYD e altri di creare fabbriche cinesi in Europa.
Risultato: allo stato attuale, si vocifera che il Commissario Šefčović stia lavorando solo su linee guida non vincolanti, che Ungheria, Spagna, Germania e altri ovviamente ignoreranno, sostiene Todts.
Aggiungiamo che Budapest è la locomotiva in questo senso: attrae la Cina col prezzo dell’energia basso, continuando a comprare gas da Putin. Un sistema che si rivela vincente per l’economia auto e generale, l’indotto nel mondo dei veicoli, in generale per l’occupazione in terra ungherese.
Promessa tre: contenuti europei per batterie e componenti dei veicoli elettrici nella legge sulle flotte
In ballo l’Industrial Decarbonisation Accelerator Act (IDAA). A grandi linee, ogni azienda dovrà avere una flotta di auto elettriche: un obbligo dal 2030. Mentre batterie e componenti BEV avranno contenuti europei. Il tutto in parallelo al ban termico 2035.
Serve che il Commissario europeo per i Trasporti, Apostolos Tzitzikōstas, presenti una legge per decarbonizzare le flotte aziendali. Questa è un’altra idea eccellente e potrebbe essere facilmente realizzata imponendo alle grandi aziende di acquistare solo auto a zero emissioni a partire dal 2030. Il potenziale è ancora maggiore per i camion. L’UE dovrebbe stabilire obiettivi per aziende come Amazon, IKEA e Heineken per l’acquisto di chilometri a zero emissioni dagli autotrasportatori. “Avrebbe un impatto trascurabile sui prezzi dei nostri prodotti, ma creerebbe tutta la certezza di investimento di cui gli autotrasportatori hanno bisogno per finanziare i camion e per i produttori di camion per raggiungere agevolmente i loro obiettivi di veicoli elettrici”, dice T&E.
Risultato: la direzione generale dei trasporti della Commissione sta lavorando a una direttiva con obiettivi non vincolanti.
A nostro giudizio, prima l’UE sperava nei privati, ma s’è visto che la quota di elettrico è bassissima sul totale venduto (15%, con un 5% in Italia). Adesso si punta sull’obbligo per le aziende, che oggi stanno davvero alla larga dal full electric, proseguendo a comprare o a prendere a noleggio a lungo termine le termiche (benzina, ibride, diesel).
Auto: c’è parecchia confusione sotto i cieli UE
Secondo noi, il Piano d’Azione era e resta una serie di raccomandazione fumose. L’unica novità riguarda le multe di 16 miliardi UE alle Case che vendono auto troppo inquinanti; ma erano norme imposte dalla stessa UE affinché i costruttori seguissero il diktat che porta al ban termico 2035. All’interno di questa nebbia europea, spunta il Dragone, che profitta con intelligenza e tenacia della nostra debolezza, grazie a una classe dirigenziale di alti funzionari preparatissimi nel settore auto e grazie a una reattività (il tempo che passa fra idea e messa in pratica della stessa) senza pari. In più, i dazi UE anti elettriche Made in China ha stuzzicato l’orgoglio del Celeste Impero. Un ennesimo errore di natura psicologica che si unisce ai problemi burocratici.