Auto elettrica, Italia Cenerentola d’Europa a maggio 2025: la fake crudele sugli incentivi affosserà le vendite

In Europa quota auto elettrica di maggio 2025 al 17,4%, ma in Italia al 5,1%.
Auto elettrica, Italia Cenerentola d’Europa a maggio 2025 Auto elettrica, Italia Cenerentola d’Europa a maggio 2025

Con una quota mercato del 5,1% di auto elettriche a maggio 2025, l’Italia è la Cenerentola d’Europa, visto che è l’ultima fra i big e la media corrisponde al 17,4%. Fra le cause, ecobonus negli anni – da parte di tutti i governi – pensati malissimo. Soprattutto pochissime colonnine, specie veloci, e distribuite molto male. Se le stazioni fossero tante, l’elettrico avrebbe sicuramente più successo. Adesso poi la fake news crudele sugli incentivi affosserà il mercato. Un mare di siti web e social dicono che ci sono i bonus italiani sulle auto elettriche con super sconti di 11.000 euro. Fesserie. I poveri consumatori che abboccano, come le concessionarie segnalano, restano col nulla in mano e arrivano a detestare il full electric. La cattiva informazione è uno dei killer delle macchine a corrente: senza pietà. La bufala pur di catturare i click.

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Ecobonus 2025 auto elettrica in Italia: cosa succede

Semplicemente, il 20 giugno il Consiglio Ecofin ha approvato la valutazione positiva della Commissione Europea sulla revisione tecnica del PNRR. Prevede la riallocazione delle risorse residue (pari a 597,3 milioni) precedentemente destinate all’installazione di infrastrutture di ricarica elettrica, incentivando la sostituzione di veicoli a combustione interna con veicoli a zero emissioni. Ma ora serve l’ok del governo italiano. Non c’era e non c’è un euro di incentivi per auto elettriche. Nel frattempo, la grande attesa con l’annuncio dei bonus paralizza le vendite di elettriche. Una sciagura sull’altra.

Caos bonus

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Il ministero dell’Ambiente aveva piazzato i soldi su qualcosa di molto utile: 597,3 milioni di euro per le colonnine veloci. Ma il bando è andato deserto: che pasticcio. Allora li mette nel calderone dei bonus. Questo contraddice quanto aveva detto il ministero delle Imprese: incentivi inutili. Nel caos, fra annunci e marce indietro, l’auto elettrica ristagna.

Pericolo eco-score

Per l’Unrae Case estere, è auspicabile rimuovere i numerosi paletti ora previsti e assolutamente da evitare introdurne ulteriori, come un eco-score che, oltre a discriminare e rendere difficilmente applicabili gli incentivi, allungherebbe moltissimo i tempi di attuazione. Il paradosso italiano è che abbiamo le risorse ma non riusciamo a spenderle. Vanno rimossi gli ostacoli che impediscono di trasformare i fondi in mobilità sostenibile reale. Un eco-score è un sistema di punteggio o classificazione che valuta l’impatto ambientale di un veicolo, andando oltre le attuali metriche di emissioni di CO2. Prende in considerazione vari fattori legati all’intero ciclo di vita del veicolo. Cioè?

1) Emissioni di gas serra non solo allo scarico: calcolando anche quelle legate alla produzione dei materiali, all’energia utilizzata per la fabbricazione, al trasporto, e allo smaltimento a fine vita.
2) Consumo di risorse: quanta acqua, energia e materie prime sono state impiegate.
3) Inquinanti: emissioni di particolato, ossidi di azoto (NOx), anche se indirette.
4) Impatto sulla biodiversità: legato all’estrazione delle materie prime o alla produzione di energia.
5) Riciclabilità: la percentuale di materiali del veicolo che possono essere riciclati.

Eco-score, che insidia tremenda

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Occhio. A nostro avviso, un sistema di punteggio complesso potrebbe favorire determinati tipi di veicoli o tecnologie, rendendo meno accessibili gli incentivi per alcune categorie di acquirenti. O per auto che, sostenibili in termini di emissioni dirette, hanno un punteggio inferiore per altri fattori meno rilevanti per l’utente finale. In un mondo interconnesso, con comparti che si intrecciano, si cercano di definire regole complicatissime. Come dire: le rogne ce le cerchiamo col lanternino.

L’applicazione degli incentivi diventa cervellotica. La complessità di calcolo e verifica di un eco-score rende il processo di accesso agli incentivi molto più burocratico e lento. Ci sarebbero maggiori requisiti di documentazione, valutazioni più intricate e, potenzialmente, contestazioni sui punteggi attribuiti. L’introduzione di un nuovo parametro così articolato richiederebbe tempo per essere definito, implementato, testato e poi applicato. Qui abbiamo fretta: servono cose facili. Serve rapidità, reattività. Bisogna avere fame e attaccare. Se si gioca in difesa, con la mentalità vecchia, restiamo la Cenerentola d’Europa.

No alla burocrazia nell’auto elettrica. L’eco-score sarebbe un ennesimo ostacolo che impedirebbe di trasformare i fondi in mobilità sostenibile reale. 

Auto elettrica, Italia Cenerentola d’Europa a maggio 2025

Piano d’Azione Nazionale: neppure un euro all’auto elettrica

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Nei giorni scorsi, il governo italiano ha adottato il Piano di Azione Nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria, con uno stanziamento pari a 2,4 miliardi di euro, volti a finanziare numerose misure, tra cui l’incentivazione della mobilità sostenibile. Tuttavia, zero interventi a sostegno della transizione green nel comparto auto, rispetto al già annunciato programma derivante dalla revisione del PNRR. Si perde un’ulteriore occasione per accelerare l’adozione di vetture a zero o bassissime emissioni. E il caos aumenta: prima sì all’auto elettrica, poi no, quindi sì e infine no.

Auto aziendale elettrica, grande occasione

C’è il tema della fiscalità delle auto aziendali. Si può intervenire sull’aumento della detraibilità dell’IVA e deducibilità dei costi e sulla riduzione del periodo di ammortamento a tre anni. La Delega Fiscale è un’occasione per operare interventi di questo tipo, ma è necessario fare presto, considerata la sua scadenza a fine agosto. Motivo: l’auto aziendale con tecnologia virtuosa è il veicolo ideale per la transizione. Come ricorda l’Unrae, in ballo un alto chilometraggio, il rinnovo rapido, la visibilità. 

Effetto Cuba in Italia: patria dell’usato vecchio e diesel

Col caos elettrico nuovo, trionfa l’usato vecchio e diesel. Con 461.419 trasferimenti di proprietà, ad aprile 2025 si registra l’ottava crescita consecutiva, con un +3,9% rispetto ad aprile 2024 (-1,2% sul 2019). I trasferimenti netti crescono dell’1,7%, mentre le minivolture segnano un +6,9%. Nel 1° quadrimestre l’incremento è del 3,9% con 1.920.117 trasferimenti (-0,4% sul 2019). 

Vettura vetusta a gasolio, il grande amore

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Il diesel si conferma al primo posto fra le motorizzazioni, al 42,7% di quota. il motore a benzina secondo al 38,2%. Al Nord, con ZTL di Comuni e Regioni che bloccano le diesel, le macchine a gasolio vecchie non trovano troppo spazio. Situazione da monitorare al Sud, senza blocchi anti diesel. Le vetture con oltre 10 anni di anzianità sono 47,7%, quella di auto da 4 a 6 anni vale l’11,2%. Le macchine da 6 a 10 anni rappresentano il 17,6%. Pertanto, vetuste e diesel sono quelle adorate. 

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