Oggi in Italia, con 300.000 auto elettriche circolanti (decuplicate rispetto al 2020), e una quota mercato BEV del 5%, la strada verso la mobilità a batteria è ancora molto lunga. Allora, nel Libro Bianco di Motus-E, ci sono le otto proposte dell’industria al governo Meloni. Che comunque punta a 4,3 milioni di elettriche viaggianti nel nostro Paese nel 2030, anche in ossequio al ban termico 2035 imposto dall’UE alle Case.
Base di partenza
Con un punto di ricarica a uso pubblico ogni 5,4 auto elettriche circolanti, l’Italia è tra i leader nel processo di infrastrutturazione per la nuova mobilità, facendo meglio della media europea (un punto ogni 8,3 auto elettriche) e di un Paese come la Cina, leader planetario delle elettriche (un punto ogni 9 auto elettriche). Quante sono le auto elettriche sulle strade europee? Poco più 8,8 milioni, in crescita di oltre 9 volte in cinque anni, con una quota di mercato pari al 17% nel primo trimestre del 2025.
Vero, ma occhio a quelle scollegate e alla lentezza
Così dice Motus-E. In teoria, vero. In realtà, devi eliminare almeno un 15% di colonnine scollegate, poi una percentuale elevata di danneggiate e con cavi tranciati dai ladri di rame. Quindi, occorre evidenziare che quelle lentissime sono troppe. Infatti, il governo aveva stanziato 600 milioni di euro per le veloci: preziosissime. Bandi deserti e soldi del PNRR dati ai bonus elettriche 2025: che flop.
Otto proposte di Motus-E nel Libro Bianco
1) Intervenire sulla deducibilità fiscale delle auto aziendali per aiutare le imprese a elettrificare le proprie flotte. Anche per lo sviluppo del mercato dell’usato elettrico.
2) Rivedere la struttura tariffaria per la ricarica pubblica: ridurre l’incidenza degli oneri sul costo dell’energia e sui prezzi finali per il consumatore. Parallelamente, istituire un coordinamento tra i molteplici soggetti pubblici e privati coinvolti nell’opera di infrastrutturazione del Paese.
3) Supportare le imprese di autotrasporto nel processo di elettrificazione del parco mezzi, attraverso il rifinanziamento degli strumenti esistenti per lo svecchiamento delle flotte.
4) Incentivare il riciclo delle batterie litio ione in Italia e adeguare il quadro normativo nazionale di riferimento per il settore.
5) Adeguare l’inquadramento fiscale e tariffario della ricarica domestica per superare l’attuale disparità di trattamento tra i lavoratori dipendenti che usano auto aziendali elettriche e quelli che usano endotermiche.
6) Introdurre un sistema di noleggio a lungo termine sociale per le auto elettriche supportato dalle risorse europee del Social Climate Fund. Sì, insomma il leasing sociale per meno abbienti.
7) Estendere il regime degli energivori alle imprese del Trasporto Pubblico Locale e della logistica.
8) Agevolare l’uso dell’energia elettrica rinnovabile nei trasporti nell’ambito del recepimento della Direttiva RED III.
La nostra opinione
Delle otto idee, una non si realizzerà: meno oneri di sistema. Che tecnicamente non sono tasse. Tutti i consumatori di energia elettrica e gas li pagano, indipendentemente dal fornitore o dal tipo di contratto. Non dipendono dalla volontà del fornitore di energia, ma sono stabiliti da un’autorità statale per fini di interesse pubblico. Sostengono politiche energetiche: incentivi alle rinnovabili, smantellamento nucleare, bonus sociali, efficienza energetica. Incidono da pazzi sul prezzo finale: bolletta stellare. Impropriamente, sono chiamati “tasse nascoste” o “tasse in bolletta.
Invece, su benzina e diesel, ci sono accise: tasse. Più IVA del 22%: entrate fiscali destinate al bilancio dello Stato e usate per finanziare la spesa pubblica in generale.
Perché secondo noi è difficile che gli oneri siano tagliati? Semplice. Vuoi meno auto a benzina e diesel, che portano tasse con il pieno alla pompa. Vuoi più elettriche. Se togli le termiche, ballano attorno a 38 miliardi di euro. Immagina di eliminare quelle entrate. Lo Stato necessita al contrario di incamerare di più dalle elettriche: a nostro avviso, gli oneri saliranno.
Il punto due ci piace molto: la concorrenza
Se abbiamo capito, Motus-E chiede più concorrenza fra i fornitori di energia alle stazioni pubbliche. Qualora non fosse così, chiediamo scusa. L’idea è ottima: i gestori sono pochi (non per colpa loro) e non si fanno una sana guerra di prezzi al ribasso.

Bollo auto: stesso ragionamento
Le Regioni incassano sette miliardi di euro l’anno di bolli auto termiche: tasse di proprietà. Le auto elettriche non pagano il bollo per cinque anni. Ora immagina che su 40 milioni di veicoli, crescano enormemente le full electric. Le Regioni – affamate di denaro fresco per far fronte a costi resi esorbitanti – dove li recuperano quei sette miliardi di euro? Bisogna a nostro avviso essere obiettivi.
BEV e PHEV: no ai mischioni che falsano involontariamente il quadro
Nota a margine. “Quasi un’auto su cinque venduta nel mondo è già 100% elettrica”, dice Motus-E. Secondo noi no, le cose non stanno così.
1) Auto 100% elettriche (BEV – Battery Electric Vehicles) nel 2024: quota di mercato intorno al 12-15% delle vendite totali di auto a livello mondiale.
2) BEV + PHEV, ossia Plug-in Hybrid Electric Vehicles, cioè auto termiche a benzina ricaricabili: allora si arriva al 20%. Il boom è delle PHEV, non certo delle BEV. Lo sanno bene i cinesi che invadono UE e Celeste Impero di PHEV.
L’UE impone il ban termico 2035: solo BEV. No alle PHEV. Se fossero la stessa cosa, avrebbero identico nome.
In Cina, correttamente, parlano di NEV, New Energy Vehicles (Veicoli a Nuova Energia): BEV + PHEV. Quasi il 50% di tutte le vendite di auto nel paese nel 2024. Compresa la micro nicchia REEV (ibride con grande elettrico).