Auto elettriche, le divisioni letali sulla transizione nell’Unione Europea

Il mercato conferma la complessità della transizione. Ci sono costruttori che scommettono e altri che fanno marcia indietro sulle elettriche.
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Le case automobilistiche europee restano profondamente divise sulla transizione verso le auto elettriche, con i dirigenti che avvertono come scadenze troppo rigide possano compromettere la competitività del Vecchio Continente nel settore dei motori a combustione interna.

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Al Salone Internazionale dell’Automobile di Monaco di Baviera 2025, l’IAA Mobility, conclusosi da un paio di settimane, mentre le principali case promuovevano le loro novità elettriche, non sono mancate richieste di rinviare il divieto Ue del 2035 per nuove auto a benzina e diesel.

von der leyen, commissione ue
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Gli analisti sottolineano come le aziende debbano muoversi con prudenza per bilanciare gli ambiziosi target climatici europei con le reali dinamiche di mercato. Le associazioni di settore, tra cui l’ACEA e l’European Automotive Suppliers Association, hanno sottolineato che gli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni di CO2 risultano difficilmente raggiungibili, chiedendo un approccio più pragmatico che tenga conto delle sfide industriali e geopolitiche.

Lo stesso cancelliere tedesco Friedrich Merz, intervenuto sulla questione, senza troppi mezzi termini, e ha ribadito l’importanza della flessibilità normativa, ammonendo contro l’imposizione di un’unica tecnologia e invitando a considerare ibridi, veicoli elettrici a autonomia estesa e motori più piccoli.

Il mercato, d’altronde, conferma la complessità della transizione e le divisioni tra costruttori che puntano tanto e altri che fanno marcia indietro sugli annunci di appena un paio di anni fa (quando non più recenti). Le prime generazioni di elettriche, in particolare tedesche, come Volkswagen ID, Audi e-tron, Mercedes EQ e BMW i-series, hanno registrato un’adozione limitata, frenata da autonomie ridotte, tempi di ricarica lunghi, progettazione non sempre ottimale e costi superiori ai veicoli a combustione analoghi.

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Produttori come Mercedes e Audi hanno posticipato i propri piani di elettrificazione, mentre il Gruppo Volkswagen ha chiesto adeguamenti agli obiettivi di CO2. Le difficoltà europee sono molteplici: il settore batterie mostra lacune strutturali evidenziate dal fallimento di Northvolt, la Germania ha sensibilmente ridotto i sussidi per le elettriche, l’infrastruttura di ricarica resta disomogenea e i costi energetici elevati. Inoltre, l’intero settore ha perso oltre 51.500 posti di lavoro, circa il 7% della forza lavoro, aggravando le pressioni sociali. Il dibattito politico è acceso.

Alcuni brand sostengono un approccio multitecnologico con incentivi mirati, mentre altri, tra cui Volvo, difendono il divieto Ue come cruciale per mantenere la competitività globale. Per le aziende, la sfida resta complessa: rispettare i target Ue stimola innovazione, certo, ma i compromessi a breve termine potrebbero ridurre la pressione e favorire chi resta indietro.