Cosa ne sarà delle auto termiche? Mentre ce lo chiediamo, abbiamo probabilmente perso di vista il quadro generale della situazione. Nel corso degli ultimi anni le immatricolazioni di benzina e diesel sono sprofondate, anche più di quanto immagineremmo da italiani. Il picco – si legge nel report – sarebbe stato toccato nel 2017, da lì un’inesorabile discesa, destinata a proseguire. Mentre nella nostra penisola le bev rimangono una nicchia, altrove vanno forte, molto forte. Senza scomodare il caso della Norvegia, vero e proprio oggetto di studio, le vetture a batteria fanno faville pure in diversi Stati.
Auto termiche: meglio venderle finché è possibile
L’esempio della Cina vi verrà subito in mente, ma occhio agli USA. Dopo l’Inflation Reduction Act introdotto dall’amministrazione Biden, i conducenti d’oltreoceano le vedono con un occhio di favore. Anzi, i loro più accesi sostenitori bocciano in maniera categorica, quasi offensiva le auto termiche, ritenendole ormai finite. E, in effetti, sebbene nella nostra penisola mantengano un ruolo di assoluto rispetto, nei due principali mercati al mondo è evidente il cambio degli equilibri. Stando a quanto riferisce uno studio condotto dall’RMI (Rocky Mountain Institute) e dal Bezos Earth Fund, intitolato X-change: Cars, saranno loro due i principali promotori delle bev negli anni a venire.
Sulla base dei calcoli effettuati, traineranno il comparto fino a una quota compresa tra il 62 e l’86 per cento entro il 2030. E, nel frattempo, le endotermiche si accontenteranno delle briciole (si fa per dire), colpite da un calo fra il 14 e il 38 per cento delle immatricolazioni. Entro il 2040 addirittura pare che la domanda del petrolio sarà pari a zero per le auto, in seguito ai provvedimenti assunti dalle istituzioni politiche. Oltre alla posizione assunta dalla Commissione Ue, i governi delle altre potenze sviluppate mondiali virano in tale direzione. Anche da situazioni del genere si capisce la mossa assunta dalla Commissione di aprire un’indagine anti-dumping sulla Cina.
Il timore è di assistere allo stesso scenario già visto con l’industria dei pannelli fotovoltaici. In breve: pioggia di sussidi statali da parte della Cina in favore delle realtà locali, vetture vendute a prezzi bassissimi e concorrenza abbattuta. Onde evitare di cascarci di nuovo verranno condotti degli studi approfonditi, reclamati a gran voce della Francia. I nostri cugini hanno mangiato la foglie e le continue pressioni esercitate hanno alla fine trovato ascolto. E mentre da Pechino gridano al “protezionismo”, l’Ue intende andare avanti fino in fondo.