Il blitz estivo sui sui pedaggi autostradali è una storiaccia. Ieri pomeriggio, la tassa per l’estate era dentro un emendamento (dei relatori) al decreto Infrastrutture. Poi il guaio è venuto alla luce: l’aumento sotto l’ombrellone, mentre la gente pensa ad altro (già verificatosi mille volte in passato), è stato stroncato dal ministro delle Infrastrutture Salvini. D’altronde, con molte famiglie che faticano ad arrivare alla metà del mese, e con l’inflazione devastante, con le bollette a mille, un rincaro sarebbe stata una cosa orribile sulla pelle di chi ha un’auto.
Aumento dei pedaggi autostradali da un euro ogni mille chilometri: l’idea
Il progetto era: aumento dei pedaggi autostradali da un euro ogni mille chilometri. Soldi giganteschi per le concessionarie, i gestori, che vincono sempre e comunque. Il tutto partire dal primo agosto. Le opposizioni: “Il governo fa cassa sulle ferie”. Il centrodestra con FdI, s’è smarcato: avrebbe acconsentito controvoglia a una proposta partita dalla Lega. Poi la frettolosa retromarcia del ministro.
Telenovela chiusa?
Chissà, forse la legnata non ci sarà. Forse. Perché dietro ci sono interessi spaventosi. Quell’euro in più ogni mille chilometri farebbe affluire nelle casse Anas 90 milioni l’anno, necessari “a coprire in modo definitivo – è spiegato nella relazione – il fabbisogno di risorse che negli ultimi anni è strutturalmente”. Perché? Perché c’è l’aumento delle bollette per l’illuminazione delle strade. Poi retromarcia di tutta la maggioranza.
La norma era stata presentata con le firme di esponenti di tutta la coalizione. Per Assoutenti, “qualsiasi aumento dei pedaggi autostradali è inaccettabile e rappresenterebbe un danno per milioni di automobilisti”. E l’Unione nazionale consumatori: “È incredibile la volontà di questo governo di fare cassa lanciando il sasso e nascondendo la mano”.

Pedaggio autostradale: come si forma
Rammentiamo che il pedaggio autostradale è l’importo da pagare per l’utilizzo di un’infrastruttura viaria, come le autostrade, al gestore che la mantiene. È una tassa obbligatoria prevista dal Codice della Strada. Il calcolo del pedaggio autostradale in Italia dipende principalmente da più fattori.
Anzitutto la distanza percorsa: nella maggior parte dei casi (sistema a pedaggio “chiuso”), il costo è proporzionale ai chilometri percorsi. Più lunga è la tratta, maggiore il pedaggio. Per calcolarlo, si moltiplica la tariffa unitaria per i chilometri effettivi percorsi. I chilometri conteggiati includono gli svincoli e le bretelle di adduzione. In alcuni casi, esiste il sistema a pedaggio “aperto”, dove l’importo è fisso e predeterminato, indipendentemente dai chilometri percorsi (tangenziale).
Poi pesa la classe del veicolo. Dalla classe A (moto, scooter con cilindrata superiore a 150cc e auto con altezza inferiore o uguale a 1,3 metri) alla B (auto e veicoli con altezza superiore a 1,3 metri) sino a classi superiori. Il pedaggio varia a seconda che la strada attraversi zone pianeggianti o montuose, o se presenta gallerie e ponti complessi. Infine, al totale ottenuto si applica l’IVA al 22%
A chi vanno i soldi?
L’Italia ha diverse società concessionarie che gestiscono tratti autostradali differenti, di proprietà dello Stato. Che delega, purché i privati facciano manutenzione. Maggiore la sicurezza del tratto, superiore il pedaggio. Le tariffe unitarie vengono aggiornate annualmente (il 1° gennaio) in base a quanto previsto dai contratti di concessione con il ministero delle Infrastrutture. L’aggiornamento tiene conto di fattori come l’inflazione e lo stato di avanzamento dei lavori di ammodernamento. A volte, per decreto, come nel caso su, arrivano altre legnate.
Come si difendono i gestori?
La realizzazione di autostrade è un’impresa costosa, che richiede ingenti investimenti iniziali per la progettazione, l’acquisto dei terreni e la costruzione dell’infrastruttura. Il pedaggio serve a recuperare, nel tempo, questi investimenti da parte delle società concessionarie. A beneficio della sicurezza e di tutti. Le autostrade sono soggette a usura e necessitano di costante manutenzione
Come dar torto alle concessionarie?
D’altra parte, sono aziende per fatturare e fare profitti. Ricevono in concessione. Se lo Stato nella convenzione – con una formula matematica – o con decreti stabilisce aumenti dei pedaggi, le società cosa potranno mai farci? Non trattasi di enti di beneficenza.