Boom dei prezzi benzina e diesel? Cosa c’entrano USA, Russia e Cina

Le sanzioni disposte dagli USA contro la Russia per la guerra in Ucraina, alimentano i timori del mercato sulla carenza di greggio: il rischio è una crescita fortissima dei prezzi benzina e diesel.
Boom dei prezzi benzina e diesel Boom dei prezzi benzina e diesel

Paura tra gli automobilisti in Italia, ma anche nel resto del mondo: le sanzioni disposte dagli USA contro la Russia per la guerra in Ucraina, alimentano i timori del mercato sulla carenza di greggio. Il pericolo è una crescita fortissima dei prezzi benzina e diesel. Sono provvedimenti sul petrolio contro compagnie come Rosneft (che esporta il 50% del greggio nazionale) e Lukoil. In parallelo, Paesi chiave come Cina e India, pur non aderendo alle sanzioni occidentali, hanno sospeso gli acquisti dalla Russia. Perché? Non vogliono ripercussioni sulle loro relazioni commerciali con l’Occidente. Preferiscono non essere troppo amici di un Paese che è nemico di USA e UE.

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Boom dei prezzi benzina e diesel? Che accade

L’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro ha congelato tutti i beni di Rosneft e Lukoil negli Stati Uniti: c’è il divieto di rapporti economici con le due compagnie. Banche e aziende estere rischiano sanzioni secondarie. Cina e India hanno sospeso gli acquisti di petrolio russo per timore delle sanzioni secondarie. L’escalation ha portato il Brent (indice di riferimento a Londra) a superare i 65 dollari al barile: +5% il 23 ottobre. Le quotazioni dei prodotti raffinati, in particolare il gasolio, hanno raggiunto i massimi da quasi un mese. Volatilità elevatissima. Comunque, i prezzi alla pompa sono influenzati dalle quotazioni dei prodotti raffinati, dai costi di distribuzione, dal peso delle imposte.

Premio di guerra sulle spalle di chi ha un’auto

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Le sanzioni sul petrolio russo hanno generato un premio di guerra sui mercati internazionali: indica un sovrapprezzo aggiuntivo e speculativo che viene incorporato nel costo del greggio. Questo aumento di prezzo si verifica a causa del timore che un conflitto o un’escalation geopolitica possa interrompere o ridurre l’offerta. I commercianti e gli investitori si preoccupano di possibili danni alle infrastrutture, blocchi delle rotte marittime, o rischi per le navi cisterna.

Il premio di guerra è la quantità di denaro extra che gli acquirenti sono disposti a pagare per assicurarsi l’approvvigionamento in un momento di instabilità, anticipando una carenza futura. Dopo il mancato acquisto del gas russo da parte dell’UE, con rialzi pesantissimi per i prezzi dell’oro blu (e dell’elettricità), adesso lo shock energetico per le sanzioni USA a Mosca. Un trauma dietro l’altro a livello internazionale.

Fra auto, dollaro, Trump e pompa di benzina

Mosse come questa accelerano la de-dollarizzazione del mondo. Trump ne è consapevole: è un suo obiettivo per concentrare l’azione degli USA nelle Americhe. The Donald punta alla riduzione dell’uso del dollaro statunitense come valuta di riserva e per le transazioni internazionali. Così si spiegano le politiche contro Iran e Russia. Coi dazi USA sulle auto e su altro, si mina l’affidabilità percepite degli Stati Uniti come partner commerciale e finanziario, incoraggiando i Paesi a commerciare in valute locali. Alla fine, a pagare sono fra l’altro sia le Case auto che esportano negli States sia gli automobilisti quando fanno il pieno alla pompa.

Boom dei prezzi benzina e diesel

In sintesi

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Riassumendo, la miccia sono le sanzioni americane contro le compagnie petrolifere russe. Che hanno innescato una reazione a catena nel mercato globale, riducendo l’offerta di greggio e creando incertezza. Questo si traduce in un aumento dei prezzi per i consumatori, anche a causa di un premio di guerra speculativo. L’automobilista rischia davvero di essere spennato.

Riflessi in Italia

  • Eni e Tamil hanno alzato di un centesimo al litro benzina e gasolio.
  • Q8 ha scelto un aumento di due centesimi.
  • Benzina self service a 1,686 €/litro. Diesel a 1,614 €/litro.