Più auto vendute con meno incentivi: qual è il trucco in Italia

Nel nostro Paese, è possibile ottenere risultati superiori con risorse molto inferiori rispetto a quelle già stanziate in passato dal governo Meloni.
incentivi 1 incentivi 1

In Italia, sarebbe possibile vendere più auto con meno incentivi. La base di partenza è che nel biennio 2024–2025 il governo Meloni ha stanziato 923,4 milioni di euro per incentivare l’acquisto di vetture a zero o bassissime emissioni, contribuendo all’immatricolazione di oltre 90.000 auto nella fascia 0–60 g/km. Elettriche e ibride plug-in. Ma è possibile ottenere risultati superiori con risorse molto inferiori. A dirlo l’Unione delle Case estere Unrae, snocciolando dati precisi. 

Advertisement

Più auto vendute con meno incentivi: ecco come

Il trucco? Aggiustamenti ai parametri fiscali della deducibilità delle auto aziendali. Sarebbe sufficiente un impegno di 85 milioni di euro a carico dell’erario (al netto dell’extragettito) per incentivare 100.000 macchine BEV e PHEV, soddisfare altrettanti dipendenti, accelerare il rinnovo del parco auto. Nel circolo virtuoso, si ha un usato più giovane, sicuro e accessibile. Il tutto con minore spesa pubblica e benefici diffusi per cittadini e imprese.

Incentivi mirati, senza caos

Advertisement

Aggiungiamo che i bonus del passato sono stati caratterizzati dalla confusione totale: prima non erano necessari per il ministero delle Imprese, poi lo sono divenuto per il ministero dell’Ambiente. Quindi è arrivato l’annuncio politico che ha paralizzato il mercato, perché nessuno compra una macchina non incentivata sapendo di poterla acquistare domani con lo sconto statale. Se e quando il governo dovesse tornare alla carica con le agevolazioni, servirebbe una campagna mirata e adeguata, una programmazione seria sul lungo termine, con un portale online in grado di reggere al click day. Inoltre, è necessario uno schema facile, senza ISEE, Comune di residenza, pendolarismo, e altri fattori anomali.

Poi ci sono due questioni da affrontare nel 2026

A causa di un trattamento fiscale penalizzante, in Italia le auto aziendali viggiano al 46,8%. Siamo davvero indietro rispetto all’Europa: si pensi al 66,3% della Germania. Proprio le flotte sono in grado di immettere sul mercato le auto più moderne a beneficio di sicurezza e ambiente. E in materia di ricaricabili (BEV+PHEV), siamo ultimi: 11,3%. Una figuraccia innanzi al 33,4% del Regno Unito, al 28,9% della Germania, al 25,1% della Francia e al 18,9% della Spagna. BEV al 5,2% rispetto al 21% degli altri 30 Paesi europei.

ricaerica auto

Colonnine, che guaio

Seppure in sostenuta crescita nell’ultimo anno (+24,0%), lo sviluppo delle infrastrutture pubbliche di ricarica vede l’Italia al 16° posto con 13,6 punti per 100 km di strada contro i 20,4 della media europea. I dati al 30 settembre indicano per il nostro paese 67 mila punti, di cui solo un quinto con potenza di ricarica sopra 50 kW. A nostro giudizio, una rete insufficiente. In più, c’è il problema degli atti vandalici e dei furti di rame, senza dimenticare tutte le colonnine spente perché non collegate: troppa burocrazia.