Il 70% “Made in Europe” dell’auto è un boomerang micidiale

L’UE vuole introdurre un target di contenuto minimo obbligatorio del 70% “Made in Europe” per l’incentivazione della domanda: è un boomerang.
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L’Unione Europea intende apportare una modifica alle regole auto: un obiettivo di contenuto minimo obbligatorio del 70% “Made in Europe” per l’incentivazione della domanda. Per l’Unrae (Unione Case europee in Italia) è un boomerang. La competitività non si costruisce alzando muri, ma rafforzando ponti, dice. 

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Il 70% “Made in Europe” dell’auto è l’inferno per il settore

Un obbligo del 70% rischia di penalizzare i consumatori, indebolire le imprese e rallentare la transizione.  Perché?

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Facile: il mercato UE è integrato nelle catene globali del valore. Europa e Cina vanno a braccetto. Non si può ragionare a compartimenti stagni, come se fossimo nel 1700, a nostro giudizio. La sua forza è l’apertura, la capacità di attrarre investimenti e innovazione. Una misura protezionistica avrebbe impatti immediati sui prezzi. Cioè: metti un muro anti Cina, paghi di più i componenti, i listini si alzano, ed ecco il boomerang. Danneggerebbe anche molti Costruttori europei, oggi fortemente integrati con fornitori internazionali. 

Oltretutto s’è già visto che i dazi anti auto elettriche cinesi sono un flop colossale: il Dragone ci invade come e più di prima. Sarebbe anche il caso di finirla con queste barriere dal sapore medievale.

Qual è la soluzione secondo noi

La strada corretta è un vero piano industriale europeo, basato su investimenti strutturali finanziati da risorse comunitarie e politiche che incentivino la produzione. Altrimenti si corre il rischio che a pagare sia il consumatore finale. Se l’UE non dispone di certi componenti low cost (batterie o altro), il costo per fare il mezzo decolla. E siccome le Case devono macinare profitti, il listino del nuovo schizza alle stelle.

Il vizio di fare le cose a metà

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Se nel 2019 il Green Deal ha introdotto per errore l’obbligo di tutto elettrico 2035 con multe a chi sgarra, adesso il rimedio non dev’essere una cosa a metà secondo noi. Bisogna abbattere il ban termico e dare massima e totale libertà. L’isolazionismo è un autogol. La forza dell’Europa è sempre stata la sua apertura. Trasformarla in una fortezza chiusa potrebbe solo accelerare il declino dell’automotive. Discorso diverso se il Vecchio Continente avesse in abbondanza tutto quello che serve per costruire una macchina moderna, ma così non è.

Eliminare il ban sul termico non significa tornare indietro, ma andare avanti. La transizione non può essere imposta con la forza, soprattutto in un’UE che non possiede né le materie prime né l’energia a basso costo né l’autonomia industriale necessaria per sostenere un passaggio così radicale in tempi così brevi. Urge realismo industriale, specie in un’era in cui si rinuncia al gas low cost russo.

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Ci siamo quasi

Nelle prossime ore la Commissione Europea comunicherà i contenuti del nuovo pacchetto automotive: revisione degli standard sulle emissioni per auto e veicoli commerciali, strategia europea sulle batterie, pacchetto Omnibus per la semplificazione normativa e la riduzione degli oneri burocratici. Si è in attesa di un un modello regolatorio “a tre corsie”, con politiche su misura per auto, veicoli commerciali leggeri e veicoli pesanti. Sì all’apertura alle tecnologie “ponte” per contribuire alla riduzione delle emissioni.