Colonnine di ricarica veloce: solo una su 10 stazioni in UE

Walter Gobbi
Colonnine di ricarica veloce

C’è la teoria, ci sono le parole, i proclami, la bellezza della decarbonizzazione; e poi ci sono i fatti, la dura realtà, come quella delle colonnine di ricarica veloce per auto elettriche: solo una su 10 stazioni in UE. Lo dice l’Acea, l’Associazione Costruttori auto europea.

Eppure, proprio fare il pieno di corrente in fretta è fondamentale: più l’auto elettrica somiglia all’auto a benzina come utilizzo, più rapida la transizione verso le vetture a batteria.

Pertanto, i Paesi dell’Unione Europea devono procedere lungo due direttrici. Uno: aumentare in generale il numero di stazioni per fare il pieno di energia. Due: creare più colonnine con una velocità di ricarica accettabile.

Ci sono 225.000 punti di ricarica nel territorio dell’Unione europea: pochissimi. Solo 25.000 predisposti per il pieno fast con una potenza superiore ai 22 kW. Secondo guaio: fra quelle con almeno 22 kW, ci sono molte prese di corrente a bassa potenza. Che caos.

Quindi, se faccio il pieno elettrico da 200.000 stazioni normali, serve un’intera notte. Servono come ossigeno i fast charge: un’ora. Analizziamo le percentuali delle colonnine fast negli Stati “big”: il 28,7% in Spagna, il 16,4% in Germania, un misero 9,4% in Italia e 8,2% in Francia. In Olanda, il Paese con il maggior numero di punti di ricarica (64.236), unicamente il 3,6% offre la ricarica rapida.

Colonnine di ricarica veloce

Colonnine di ricarica veloce: polemica mirata

Perché questa polemica Acea? Semplice: si avvicina la discussione sulla proposta di modifica del Regolamento sulle infrastrutture per i combustibili alternativi (AFIR-Alternative Fuels Infrastructure Regulation). Chi l’ha presentata? La Commissione Europea lo scorso luglio nel quadro del pacchetto di misure per il clima “Fit for 55”.

Quella stessa Commissione Europea che ha un desiderio: imporre alle Case di produrre solo elettriche dal 2035. O, leggendola in altro modo, mettere al bando le endotermiche per il 2035.

L’Acea punzecchia l’UE: si vuole l’elettrico, ma non ci sono le infrastrutture. Un paradosso. Un cortocircuito nel Vecchio Continente. Il drettore generale Acea, Eric-Mark Huitema, sferra l’attacco: “Le persone hanno bisogno di vedere molte colonnine nel loro ambiente quotidiano e questi punti di ricarica devono essere veloci e facili da usare, senza dover aspettare in lunghe code. La ricarica dovrebbe essere comoda e semplice come lo è oggi il rifornimento di carburante. Sfortunatamente, la proposta AFIR non è, neanche lontanamente, abbastanza ambiziosa per raggiungere questo obiettivo. Inoltre, è totalmente disallineata con i nuovi obiettivi di CO2 proposti per le auto”.

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