Le nuove e rigorose direttive dell’Ue in materia di sostenibilità ambientale stanno riscrivendo le regole del gioco nel panorama globale della mobilità elettrica. Con scadenze chiave fissate entro il 2035, queste normative stanno creando un netto divario tra chi si adegua con prontezza e chi rischia di restare indietro.
Tra i player più preparati emerge BYD, colosso cinese dell’elettrico, che ha trasformato l’obbligo normativo in un vero e proprio vantaggio competitivo. Come lo ha fatto? Molto (quasi tutto) sta nella catena del valore completamente integrata. BYD, infatti, controlla ogni fase della produzione, dall’estrazione delle materie prime alla fabbricazione e al riciclo delle batterie. Questo approccio le consente non solo di mantenere prezzi contenuti, ma anche di rispettare in anticipo le complesse regole Ue.

Tre i principali obiettivi regolatori Ue troviamo quelli sul contenuto riciclato, per cui entro il 2031, le batterie dovranno includere almeno il 16% di cobalto, l’85% di piombo e il 6% di litio da fonti riciclate. C’è anche il “carbon footprint” trasparente, secondo cui dal 2028, ogni batteria dovrà rispettare certi limiti di emissioni di CO2, tracciabili tramite QR code. Non manca la due diligence etica, per cui a partire dal 2025, sarà obbligatorio dimostrare la provenienza sostenibile e certificata di cobalto, litio e nichel.
Ecco, BYD ha anticipato queste sfide lanciate dall’Ue grazie a collaborazioni strategiche (come quella con Huayou Cobalt), miniere proprie in Brasile e fornitori certificati in Africa. Inoltre, la sua batteria Blade, a base LFP, ha un costo per watt inferiore a quello di rivali come CATL o LG Energy. L’azienda sta anche accumulando crediti di carbonio (che altri produttori “pagano” con le multe) grazie alle emissioni ridotte dei suoi veicoli, e si prepara a monetizzarli creando pool di compensazione con partner europei come Volkswagen.

Le vendite di BYD in Ue sono cresciute del 40% anno su anno proprio grazie alla sua immagine green. Il colosso cinese, dunque, non solo cavalca la transizione ecologica, ma la utilizza come leva per espandersi in un’Europa sempre più selettiva e orientata alla mobilità a impatto zero. Nel frattempo gli adeguamenti ambientali sulla produzione di batterie e sulle emissioni dalle estrazioni di materie prime, da parte di tutto il comparto, però, tardano a emergere nel dibattito pubblico sulla sostenibilità. D’altronde, si devono vendere nuove auto.