Produzione batterie per auto elettriche troppo inquinante, Cina e Polonia sotto accusa

L’appello arriva attraverso un report ambientale che analizza le politiche green di dieci tra i maggiori produttori mondiali di batterie.
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Greenpeace lancia un nuovo allarme climatico nel settore della mobilità elettrica, chiedendo ai principali produttori di batterie, tra cui BYD ed EVE Energy, di accelerare l’adozione di fonti rinnovabili e ridurre drasticamente le emissioni nella catena di approvvigionamento.

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L’appello arriva attraverso un dettagliato report ambientale, che analizza le politiche green di dieci tra i maggiori produttori mondiali di batterie agli ioni di litio. Secondo Greenpeace, sette aziende su dieci non hanno ancora fissato obiettivi concreti per l’uso di energia pulita né strategie per mitigare l’impatto climatico dei propri fornitori. Dalle aziende, nessuna replica al momento.

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Erin Choi, attivista di Greenpeace East Asia, ha sottolineato come le due principali fonti di emissioni nel settore siano la produzione elettrica utilizzata negli stabilimenti e il reperimento delle materie prime. Molti siti produttivi sono infatti localizzati in aree come la Cina e la Polonia, dove la rete energetica dipende ancora fortemente dai combustibili fossili. Una batteria standard da 75 kWh può emettere oltre 7 tonnellate di CO2 prima ancora di essere montata su un veicolo, contribuendo fino al 60% delle emissioni totali associate all’intero ciclo di vita di un’auto elettrica.

Questo dato mette in discussione le affermazioni del marketing “verde” e solleva dubbi sulla reale sostenibilità del settore. Greenpeace richiede quindi più trasparenza, obiettivi climatici vincolanti per i fornitori e piani concreti di decarbonizzazione. In particolare, denuncia il ruolo dominante della Cina, che detiene il 70% della produzione mondiale e potrebbe, entro il 2030, generare fino a 36 milioni di tonnellate di CO2 solo per la fabbricazione delle batterie.

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Un’altra area critica, come anticipato, è l’approvvigionamento dei materiali, che incide per il 15% sulle emissioni totali delle batterie, soprattutto a causa delle estrazioni ad alta intensità energetica di cobalto e nichel. Inoltre, il basso tasso di riciclo, fermo al 5%, rappresenta un’occasione mancata per contenere l’impatto ambientale. Gli esperti ritengono che riduzioni delle emissioni fino al 75% siano raggiungibili nel prossimo decennio, combinando energia rinnovabile, supply chain responsabili e processi industriali più efficienti. Però, neanche a dirlo, servono impegni chiari e azioni immediate. Non solo vendere auto elettriche à gogo.

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