Bollo auto elettrica: il Paradiso Italia ha l’Inferno a un millimetro

Occhio alle possibili nuove regole 2026 con le Regioni libere di scegliere il da farsi sul bollo auto elettrica.
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Quanto incassano le Regioni col bollo auto? Sette miliardi di euro l’anno in tassa di proprietà, un business colossale da leccarsi le dita, per sanare qualsiasi eventuale sfascio di natura politica e burocratica. Chi ha una termica (benzina, diesel) paga, chi ha un’elettrica non versa un euro per i primi cinque anni: lo dice la legge nazionale, sotto la quale esiste una miriade di normative regionali di rango inferiore. Siccome la full electric invecchia in fretta (obsolescenza tecnologica precoce), te ne liberi spesso prima dei cinque anni, anche per via di finanziamenti con Valore futuro che ti spingono a fare così. La storia va avanti da tempo, senza che le Regioni fiatino, in quanto hanno poco da protestare: dura lex, sed lex. È il Paradiso fiscale dei proprietari di macchine verdi, una delle chiavi che spingono le elettriche al 5% di quota mercato del nuovo e a 319.000 unità circolanti su 40 milioni. Senza l’agevolazione, la già ridicola nicchia sarebbe microscopica, cosa assurda innanzi al ban termico 2035 UE. Ma le cose nel 2026 potrebbero drammaticamente cambiare: l’Inferno è dietro l’angolo.

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Bollo auto elettrica: dal sorriso alla possibile catastrofe del 1° gennaio 2026

Il governo Meloni ha un progetto nel cassetto. Dal 1° gennaio 2026, le Regioni potrebbero gestire da sé al 100% il bollo, compreso quello delle elettriche. L’idea è in uno schema di decreto legislativo: vedremo il Parlamento cosa ne pensa. Se la norma diverrà effettiva, ogni Regione deciderà da sé: o lascia il bollo gratis per cinque anni o per un numero di anni ridotto o con importo meno pesante o fa pagare come un diesel Euro 1. Ecco che lo scenario si surriscalda, con gli Enti locali iper green che saranno costretti a mostrare il vero volto. O lascia i cinque anni di esonero dalla tassa di proprietà o se ne infischia e impone il balzello. 

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Un’ipotesi più complessa, ma che potrebbe emergere in un’ottica di equità fiscale, è quella di seguire i bonus: bollo calibrato sulla capacità contributiva, in base al reddito o all’ISEE.

Si chiama federalismo fiscale. Tecnicamente,  il Consiglio dei ministri ha detto sì allo “Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di tributi regionali e locali e di federalismo fiscale regionale”. 

Per la cronaca: se paghi, tutto fila liscio. Se non paghi, arrivano le intimazioni, con l’ente riscossore che ha armi dalla sua parte, come il fermo amministrativo del mezzo (le ganasce fiscali). 

Altre due nostre idee per le Regioni

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Gli Enti locali potrebbero anche far pagare un bollo inferiore per le auto elettriche se il cittadino accetta l’addebito annuale diretto su conto corrente, al fine di evitare il classico inseguimento della Regione (e del riscossore) al titolare. Oppure il superbollo (sovrattassa sui veicoli termici ad alta potenza) potrebbe essere d’ispirazione per le full electric: più l’elettrica è potente, più paga.

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I numeri esatti

Il carico fiscale gravante sulla motorizzazione italiana si attesta a 71 miliardi di euro annuo (2022, fonte Anfia). La percentuale del gettito fiscale sul PIL è al 3,6%, la più alta tra i maggiori Paesi europei, la cui media è al 2,1%. Il gettito derivante dalla proprietà (bollo auto) vale addirittura il 10,1% del totale, ovvero 7,17 miliardi (+4,4% rispetto al 2021). Con la crisi, l’inflazione, il caro bollette, sono quattrini pesantissimi.

L’esempio delle ibride

Attenti al precedente. Per essere green, anni fa tutte le Regioni facevano mega sconti sul bollo delle ibride, che erano poche. Poi pian pianino hanno iniziato a far pagare sempre di più. Perché? Perché di colpo quelle vetture sono divenute a benzina con l’aiutino. D’altra parte anche la ZTL Area C di Milano a pagamento ha dato un bel giro di vite anti ibride. Lo stesso può accadere con le elettriche, giacché il rischio – sotto il profilo fiscale – è che le full electric vengano imposte dall’UE e crescano. Oppure potrebbe esserci un’invasione di elettriche cinesi a basso costo. O le minicar a corrente ultra low cost. 

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Soluzione tassa di circolazione

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La soluzione potrebbe essere in teoria la trasformazione del balzello: oggi è tassa di proprietà e paghi anche se non guidi mai la macchina; domani tassa di circolazione, con aumento delle accise di benzina e diesel. Più circoli, più paghi. Esenzione totale eterna per le auto elettriche. Tu Stato togli i sette miliardi diretti e immediati annui alle Regioni, girandoli a quegli Enti locali dopo che li hai incassati fra accise e IVA. Una differenza enorme.

Bollo auto elettrica: quale futuro a mosaico

Potrebbero emergere profonde differenze tra le Regioni. Quelle con un PIL pro capite più elevato o una maggiore sensibilità ambientale saranno magari inclini a mantenere un regime agevolato per l’elettrico, almeno inizialmente. Altre meno. Un mosaico fiscale in cui il costo di possesso di una full electric dipenderà dal luogo di residenza. Gli Enti dovranno bilanciare gli obiettivi di sostenibilità ambientale con le esigenze di cassa. L’abolizione delle esenzioni potrebbe frenare l’adozione delle vetture a batteria, specie per chi vive lì dove il regime fiscale è più stringente. In controtendenza con i target europei di decarbonizzazione del parco auto. Ci sarebbe poi l’obiettivo del governo Meloni: 4,3 milioni di elettriche circolanti nel 2030.

Zone a Traffico Limitato: allarme rosso Milano per le elettriche

Non finisce qui. Il Paradiso dell’ingresso gratuito delle elettriche nelle ZTL è in bilico. Molte sono chiuse perfino alle elettriche: multa di 95 euro. Poi c’è il clamoroso caso Milano: la ZTL Quadrilatero della Moda è bandita a tutti, anche alle macchine a corrente. Da anni, varie proposte mirano a far pagare l’Area C centrale pure alle elettriche. Una lenta inesorabile avanzata dell’Ente locale più imitato d’Italia, con ripercussioni lungo tutto lo Stivale. Al Sud il problema è meno sentito: e grazie, le elettriche sono così poche che per ora non pesano. Massima cautela anche con gli stalli blu gratuiti per le elettriche: le cose stanno mutando in fretta, coi Comuni italiani che necessitano di denaro da tutti, inclusi i proprietari ultra green.

Alternativa noleggio estero

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Intanto molti italiani si ingegnano, nuotando fra le onde dei cavilli delle regole complicatissime dell’Unione Europea. Va fortissimo a Napoli il noleggio a lungo termine di auto, prese da società con sede in Polonia o altrove in un Paese dell’Est: innumerevoli i vantaggi sotto il profilo fiscale. Se l’erario locale o centrale ha da ridire, deve confrontarsi con l’azienda all’estero. Non recapita la busta verde al guidatore, che non è proprietario del mezzo. Questione intricatissima, con costi esorbitanti. D’altronde, più la norma è complicata, più nascono persone per azzeccare il garbuglio. In caso di contenzioso fiscale, l’autorità italiana deve confrontarsi con una società con sede legale all’estero: i processi di recupero del credito divengono molto più lunghi e complessi. Da capire pure se il gioco valga la candela.

Elettricità, cautela

Non ultimo, bisogna anche capire il da farsi con un altro giro d’affari: l’elettricità. È già stracolma di oneri di vario genere. Ma se le auto termiche diminuissero, l’incasso delle accise con IVA potrebbe essere sostituito da ulteriori balzelli sulla corrente sia alle 33.000 colonnine pubbliche su strada (66.000 punti di ricarica) sia alla wallbox. 

In quanto alla speranza di una maggiore concorrenza fra i fornitori alle stazioni, che porti alla guerra dei prezzi in Italia, meglio mettersi il cuore in pace: il tutto è in mano a pochissime aziende, sicché è improbabile che sul campo ci siano feriti e morti con riduzioni tariffarie. E infatti oggi il pieno di elettroni è una legnata indimenticabile, per via di maggiori esborsi da parte dei gestori. Ricordiamocelo, quando facciamo gli schizzinosi pensando alla guerra dei prezzi dei Gruppi auto in Cina: è un sacro e santo conflitto che porta solo benefici al consumatore con listini più bassi.

Il Regolamento UE 2019 diceva altro

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Per onestà, il Regolamento UE 2019 alla base dell’auto elettrica spingeva i governi locali e centrali a favorire sempre e comunque le full electric, con agevolazioni di ogni genere. Vedremo: la palla potrebbe passare alle Regioni.

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