L’Ue è in piena corsa contro il tempo per chiudere un accordo commerciale con gli Stati Uniti prima dell’1 agosto, data in cui scatteranno nuove tariffe sulle esportazioni europee. La posta in gioco è altissima. Si tratta di oltre 380 miliardi di euro di prodotti europei che potrebbero essere soggetti a dazi doganali, colpendo quasi il 70% delle esportazioni Ue verso gli States.
Nel caso in cui le trattative non portassero a un’intesa temporanea, una vasta gamma di beni europei rischierebbe di affrontare tariffe fino al 50%, rendendo significativamente più oneroso esportare oltreoceano. Per evitare un simile scenario, la Commissione Ue, che chiaramente rappresenta gli interessi commerciali del blocco, sta lavorando a una soluzione ponte, che ridurrebbe temporaneamente i dazi al 10% mentre si negozia un’intesa di lungo termine.

In cima alle priorità ci sono i cosiddetti “carve-out”, ovvero esenzioni strategiche per settori ad alto impatto politico ed economico. Tra questi spiccano i velivoli civili, le automobili e le bevande alcoliche, comparti su cui l’Europa sta cercando di ottenere condizioni più favorevoli. L’obiettivo è anche negoziare quote preferenziali per limitare gli effetti dei dazi già in vigore, come il 25% sull’acciaio e il 50% sull’alluminio.
La questione è particolarmente delicata per i colossi tedeschi dell’automotive, BMW, Mercedes, Volkswagen, che dipendono in larga misura dal mercato statunitense per la vendita dei loro SUV di fascia alta.

A peggiorare la situazione, si aggiunge la flessione della domanda in Cina, dove marchi emergenti come BYD stanno guadagnando quote di mercato, mettendo sotto pressione anche brand come Porsche e Mercedes, che hanno recentemente registrato un calo delle consegne sia in Nord America che in Asia.
Una delle opzioni sul tavolo è l’adozione di un “meccanismo di compensazione”, che consentirebbe ai produttori con stabilimenti negli States di esportare un certo numero di veicoli esenti da dazi. Questa misura favorirebbe gruppi come BMW, Mercedes e Volkswagen, che dispongono già di infrastrutture produttive americane. Tuttavia, marchi di lusso come Porsche e Ferrari, che non assemblano negli States, rischiano di restare esclusi da questi vantaggi.
Intanto, Audi, parte del gruppo Volkswagen, starebbe considerando l’apertura di un impianto produttivo sul suolo americano, con una decisione attesa entro la fine dell’anno. Mercedes, invece, ha già annunciato che dal 2027 produrrà il suo SUV GLC nello stabilimento dell’Alabama. Il tempo, però, stringe per la diplomazia commerciale Ue.