Il passaggio dal termico all’elettrico in Europa è pieno di trappole: lo conferma un rapporto del Centre for European Policy Studies (Ceps), supportato dall’Associazione europea dei costruttori di automobili (Acea) e basato sulle analisi di ricercatori esperti e stakeholder. Ma l’UE preme in questa direzione col ban termico 2035 e le multe di 16 miliardi di euro alle Case che vendono macchine con eccessive emissioni di CO2.
Auto elettrica UE: servono 42 miliardi di euro l’anno, chi li mette?
Fino al 70% delle celle per batterie utilizzate nell’UE viene prodotto in Cina. Per costruire un’industria europea autosufficiente che produca accumulatori, è necessario un investimento annuo stimato di circa 42 miliardi di euro entro il 2030. Sono poi necessari 172 miliardi di euro di investimenti entro il 2030 per soddisfare la domanda, ma colli di bottiglia amministrativi, come le complesse procedure di autorizzazione e di connessione alla rete, ne ostacolano una diffusione più rapida.
Tutti parlano di incentivi statali solo pro Case UE. Ma se il costruttore usa materiali cinesi, i soldi dello Stato vanno a Pechino. C’è poco da fare. Anche volendo tracciare tutto, la questione non si semplifica. Se si comprano celle per batterie da un terzo Paese, è molto probabile che questo abbia in precedenza acquistato dalla Cina.
Fra dazi e contraddizioni
A nostro avviso, i dazi UE anti elettriche Made in China sono controproducenti: stuzzicano l’orgoglio di Pechino, che moltiplica le energie per divenire fortissima in Europa. E comunque, l’auto elettrica europea è stracolma di Cina, a partire dalle batterie. In un modo o nell’altro, il Dragone sorride per le nostre debolezze e per il gentile dono che si chiama Green Deal UE 2019.

Questione denaro
La transizione richiede una significativa trasformazione delle catene di approvvigionamento e del valore esistenti, che avrà un impatto anche sulle tipologie di manodopera e sulle competenze richieste nel settore. Da una parte il crollo dei profitti in quanto benzina e diesel non si targano più; dall’altra le deboli immatricolazioni di BEV. Difficile trovare equilibrio. Abbiamo infrastrutture di ricarica insufficienti, elevati costi totali di proprietà e scarsa fiducia dei consumatori: l’età media dei veicoli sulle nostre strade sta aumentando. Risultato: più emissioni e meno sicurezza. L’opposto dell’obiettivo di Bruxelles.
Costi di produzione stellari
I costi di produzione più elevati per fare una BEV rispetto a quelli per una termica fanno aumentare i prezzi delle elettriche in concessionaria. Il consumatore è disposto a pagare 20.000 euro per la full electric. Che in media ha invece listini enormemente superiori.
Disoccupazione, allarme rosso
Sebbene l’espansione della produzione di veicoli elettrici possa generare nuove opportunità di lavoro a livello locale, potrebbe non essere sufficiente a compensare completamente le perdite di posti di lavoro nelle catene di fornitura e nelle linee di produzione dei motori a combustione interna.
Intanto la Cina c’invade coi magnifici otto marchi
1) Come riporta la Reuters, BYD sta costruendo una fabbrica di auto elettriche nel’’Ungheria meridionale e ha annunciato un nuovo stabilimento per autobus e camion elettrici nel nord del Paese. In terra magiara, il costo dell’energia è bassissimo perché il gas russo continua ad affluire. Ad aprile 2025, il colosso orientale ha venduto per la prima volta più veicoli elettrici in Europa di Tesla con 7.231 unità, secondo un rapporto JATO Dynamics.
2) Chery. Il suo marchio in arrivo. Ha già lanciato il marchio Omoda e Jaecoo in GB, Spagna, Italia e Polonia.
3) Changan ha avviato le operazioni in Europa a marzo e ha dichiarato di voler iniziare le vendite di auto in 10 mercati del continente quest’anno.
4) Geely proporrà il marchio in Gran Bretagna all’inizio del quarto trimestre del 2025 con la vendita del suo SUV elettrico EX5. Il gruppo è presente in Europa attraverso le case automobilistiche Lotus, Volvo Cars e Polestar, di cui è azionista di maggioranza. Volvo Cars ha prodotto il 2,5% delle auto europee immatricolate tra gennaio e maggio 2025. Due degli altri marchi cinesi di Geely, Zeekr e Lynk & Co, operano già in alcuni mercati europei.
5) NIO. Atteso il marchio Firefly in Europa nel terzo trimestre del 2025.
6) SAIC ha venduto 126.116 unità in Europa tra gennaio e maggio, pari al 2,3% delle immatricolazioni. Le vendite dell’azienda provengono principalmente dal suo marchio MG Motor e da Maxus.
7) Xpeng. Valuta di ampliare la collaborazione con Volkswagen. Attualmente sviluppa chip avanzati per le auto VW. La Casa automobilistica ha lanciato le vendite in diversi mercati europei
8) Leapmotor ha costituito una joint venture controllata al 51% da Stellantis che conferisce al Gruppo automobilistico europeo i diritti esclusivi di esportazione, vendita e produzione dei veicoli elettrici cinesi al di fuori del Celeste Impero.