Revisione Regolamento UE emissioni auto 2025: per non sparire innanzi all’elettrico cinese

La Commissione Europea ha avviato oggi, 7 luglio 2025, un processo di revisione del Regolamento (UE) 2019/631.
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Siamo all’ultima spiaggia, perché oggi – 7 luglio 2025 – La Commissione Europea ha avviato un processo di revisione del Regolamento (UE) 2019/631, quello sulle emissioni auto. È il Green Deal vetture elettriche in ballo, col ban termico 2035. O ci si attiva adesso o l’automotive UE scompare innanzi alla Cina, troppo forte sul full electric, controllando miniere, terre rare, batterie (vedi CATL e BYD soprattutto). 

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Due le strade a nostro avviso: investimenti fortissimi nell’elettrico, con un Piano Marshall mai visto; fare immediata retromarcia e tornare al termico. La terza via, quella attuale, è la fine, come dimostrano i numeri: dal fallimento di Northvolt ai disoccupati dell’indotto (circa 86.000) ai big che vivono nell’incertezza totale. Uno studio di Allianz Trade stima un rischio di 730.000 posti di lavoro in Europa a causa della transizione elettrica: occhio.

Revisione Regolamento UE emissioni auto 2025: CO2 protagonista

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Nel mirino, i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 per le auto e i veicoli commerciali leggeri nuovi. Questa iniziativa, promessa dal presidente Ursula von der Leyen, intende consolidare il percorso verso la decarbonizzazione del settore dei trasporti su strada, ma con un approccio tecnologicamente neutro. Chi può vincere? Al solito, il più forte, la Germania, che adora i carburanti sintetici: gli e-fuel come possibile unico superstite della fine del termico. Quasi nulle le possibilità dell’Italia, che conta poco (non per colpa del governo Meloni): biocarburanti non considerati proprio. Perché? A quanto pare i biodiesel, pur essendo più ecologici dei combustibili fossili tradizionali, presentano un’impronta di carbonio complessiva che potrebbe essere ancora significativa rispetto all’approccio zero. mah. In realtà, anche gli e-fuel non sono a zero emissioni di CO2.

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Lentezza esasperante

Mentre il Celeste Impero vola e prende decisioni in 60 secondi con alti funzionari preparatissimi, qui la revisione dovrebbe essere completata entro il primo trimestre del 2026. Dovrebbe. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni medie annuali di CO2 per il parco veicoli UE? Meno 15% per il periodo 2025-2029 rispetto ai livelli del 2021. Meno 55% per le vetture nuove e meno 50% per i furgoni nuovi per il periodo 2030-2034. Dal 2035, meno 100%: elettrico o nulla. A chi sgarra, mega multa di 95 euro per ogni grammo di CO2 in eccesso a chilometro, moltiplicato per ogni veicolo di nuova immatricolazione non conforme. Totale, 16 miliardi di euro di sanzioni alle Case nel 2026 per le emissioni 2025. 

Provvedimento micro e tardivo

Di recente, s’è avuta una maggiore flessibilità per i costruttori per gli anni dal 2025 al 2027. Questa modifica consente ai produttori di rispettare gli obblighi di conformità basandosi sulla media delle emissioni prodotte durante l’intero triennio, anziché su base annuale. S’è dato un po’ più di tempo, con un emendamento, ma de Meo ebbe subito a dire correttamente che ormai era tardi e che i soldi erano già stati accantonati. Per Imparato (Stellantis), il rischio è la chiusura delle fabbriche.

Cosa prevedeva il Regolamento

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C’è anche da dire che il Regolamento prevedeva un’azione fortissima a livello locale e centrale a favore dell’elettrico UE: colonnine veloci, bonus, protezione degli occupati, scudo anti Cina, massima attenzione al prezzo dell’elettricità e tanto altro. S’è fatto poco o nulla in questo senso. Abbiamo lanciato la sfida di boxe contro Pechino sul terreno amato dal Celeste Impero, salendo sul ring assonnati e sovrappeso. Né vale la scusa che nel frattempo la Russia abbia invaso l’Ucraina, con ricadute pesanti, o che Trump abbia piazzato dazi. Non è che nel 2019 il mondo si ferma al solo pensiero della discesa in campo UE nell’elettrico: ogni eventuale disgrazia planetaria va messa in conto.

Esprimere il proprio pensiero? Ci sono rappresentanti eletti

La Commissione Europea coinvolge i cittadini e le parti interessate per definire la portata delle nuove regole sulle emissioni di auto e furgoni: online, ognuno può dire la sua e fornire il proprio contributo. Francamente, questa cosa è inutile se non dannosa. Esistono rappresentanti eletti, che devono fare le leggi. La democrazia che parte dal basso ha già funzionato, ai tempi delle elezioni. È sufficiente così. Qualcuno deve capire che ci sono esigenze della competitività industriale e adottare misure adatte. Parliamo di un settore di 1.000 miliardi di euro di PIL con 13 milioni di posti di lavoro in Europa. Queste consultazioni pubbliche sono – secondo noi – solo una perdita di tempo. Nel mentre che la Cina va a cinquemila all’ora.

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