All’interno della riforma fiscale voluta dal governo Meloni, per il bollo auto (tassa regionale di proprietà della vettura) un nuovo modello di riscossione dal 1° gennaio 2026. Perché? Per fare ordine, ridurre la complessità amministrativa e migliorare la certezza del gettito per le Regioni. Le leggi sul bollo sono di duplice natura: lo Stato più le singole Regioni. Adesso, l’esecutivo dà una bella mano agli Enti locali, che necessitano di tanti soldi e sicuri, avendo grossi guai. E chi meglio dell’automobilista bancomat può aiutare in questo senso?
Bollo auto: quattro novità nel 2026 per tutti
Quindi, non è una Regione che decide o un gruppo di Enti locali, ma il governo per tutti.
La misura è nella bozza del decreto legislativo sui tributi locali in discussione al Consiglio dei ministri.
1) L’imposta sarà dovuta annualmente in un’unica soluzione, con riferimento al mese di immatricolazione del veicolo.
2) Dal 1° gennaio 2026, scompariranno le attuali scadenze fisse (annuali, quadrimestrali, semestrali) a favore di un’unica data di pagamento personalizzata. Benefici attesi in termini di semplificazione per i contribuenti e di uniformità normativa tra Regioni.
3) Ci sarà un soggetto passivo d’imposta al primo giorno del periodo tributario. Questo criterio elimina le ambiguità nei casi di passaggio di proprietà dell’auto durante il mese del pagamento: riduce così il contenzioso fiscale e le richieste di rimborso.
4) Escluso il fermo amministrativo (ganasce fiscali). Per i veicoli immatricolati prima del 1° gennaio 2026 resteranno in vigore le scadenze precedenti, salvo diversa decisione delle Regioni. Questa è una confusione in più: prima lo Stato fa la legge, poi demanda agli Enti locali. Viene escluso il fermo amministrativo tra le cause che esonerano dal pagamento dell’imposta: il bollo auto resta dovuta anche in caso di indisponibilità del mezzo per provvedimento amministrativo. Un bel vantaggio per le Regioni.

Le tasse sull’automobilista: ossigeno per Stato e Regioni
Perché è così importante la riforma? Ve lo diciamo con un numero: il carico fiscale complessivo gravante sulla motorizzazione italiana si attesta a 71 miliardi di euro annuo (2022, fonte Anfia). La percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul PIL si attesta al 3,6%, la più alta tra i maggiori Paesi europei, la cui media è attorno al 2,1%. Il gettito derivante dalla proprietà (bollo auto) vale il 10,1% del totale, ovvero 7,17 miliardi (+4,4% rispetto al 2021), pari al totale dei versamenti del bollo auto.
Bollo auto, qualcosa non quadra con le elettriche
Né l’Unione Europea né i vari governi centrali e locali lo ammetteranno mai, tuttavia con le vetture elettriche qualcosa si è inceppato nel meccanismo della riscossione. Le full electric non pagano il bollo per legge nazionale. Più macchine a batteria uguale meno soldi alle Regioni. Per ora, 300.000 circolanti in Italia. Ma se Bruxelles insiste col ban termico, prima o poi le elettriche crescono: in ballo anche un obbligo di acquisto di macchine a corrente per le flotte, visto che i privati se le filano poco. Occhio anche al leasing sociale elettrico: zero euro alle Regioni italiane come tassa di proprietà. Se mai un dì tutte le auto in Italia fossero elettriche, le Regioni avrebbero un ammanco immediato di oltre 7 miliardi di euro l’anno: siccome sono Enti in piena crisi, da qualche altra parte i soldi dovranno prenderli. Allora, o si metterà una maxi tassa sulle elettriche, o il legislatore andrà in soccorso delle Regioni con qualche tassazione di diversa natura a carico dell’automobilista.
Pandemia, che noia
Attenzione poi al gettito derivante dalla proprietà dell’auto, ovvero dai versamenti del bollo auto: il gettito 2022 (pari a circa 7,2 miliardi di euro) ha evidenziato una crescita del 4,4% rispetto al 2021, dopo il forte calo registrato nel 2020 (-7,5% la variazione 2020/2019). Perché? Per la sospensione del pagamento del tributo ad opera di diverse Regioni e Province Autonome: obbligo per il contenimento degli effetti dall’emergenza da Covid-19. Viceversa, arriva la lieta novella pro Regioni dal parco auto complessivo, sempre più in crescita perché i mezzi pubblici sono costosissimi e inefficienti e progressivamente abbandonati dagli italiani (anche per il tremendo fenomeno delle borseggiatrici).