Povera industria auto dell’Unione Europea. Dopo averci osservato e studiato, gli USA di Trump, la Cina e la Russia ci stanno stritolando. The Donald ha piazzato dazi del 30% a partire dal primo agosto 2025 sui prodotti UE spediti negli Stati Uniti, distinto da tutti i dazi settoriali. Non si aggiungono a quelli già in vigore del 50% su acciaio e alluminio e del 25% sulle auto. Alla domanda se gli aumenti tariffari per categorie merceologiche come auto, acciaio e alluminio resteranno esclusi, la Casa Bianca ha risposto: “Corretto, i dazi settoriali vengono trattati separatamente e non sono cumulativi”.
Delusione dazi auto: la Borsa reagisce malissimo
Le Case attendevano un’altra risposta. Zero dazi per le auto, e dazi (magari non del 30%) sul resto. Dopo mesi di trattative, il risultato è una catastrofe per Bruxelles. Infatti le azioni delle Case automobilistiche sono scese nelle contrattazioni di lunedì mattina, con Volkswagen, Stellantis, Renault, BMW Mercedes, e Porsche, tutte in calo fino al 2%, riporta la Reuters. L’annuncio, mentre alcuni a Bruxelles speravano che si avvicinasse un accordo più positivo, inietta ulteriore incertezza in una delle più grandi partnership commerciali al mondo, con circa 975,9 miliardi di dollari di scambi bilaterali di merci lo scorso anno “Il problema principale dell’attuale politica tariffaria è la mancanza di un quadro tariffario stabile e prevedibile”, ha affermato Pal Skirta, analista di Metzler Equities, aggiungendo che ha reso la pianificazione e le operazioni aziendali “significativamente più complesse” e costose. Anche le azioni di altre importanti aziende europee esposte agli Stati Uniti hanno registrato un forte calo.

Acea inascoltata
Dopo che l’Acea (Associazione costruttori vetture) ha per mesi spinto per la via diplomatica. Il Green Deal UE macchine elettriche ci ha consegnato a Pechino, che ha gradito l’omaggio. I nostri dazi anti full electric Made in China sono inutili e dannosi, peraltro mettendoci nella condizione di non poter criticare le tasse degli States. Infine, il costo dell’energia è mostruoso perché non compriamo più il gas low cost da Mosca: ora Putin ci attende, ben sapendo che – se dovessimo tornare da lui per estrema necessità – il listino dell’oro blu schizzerebbe alle stelle. Come i CEO delle Case ripetono dal 2022, le bollette di luce e gas sono una mazzata terrificante per le aziende automotive.
Cosa diceva l’Acea? 1) L’Unione Europea e gli Stati Uniti devono avviare un dialogo immediato per trovare una soluzione che eviti i dazi e le conseguenze devastanti di una guerra commerciale”. 2) Il settore automobilistico, già sotto pressione per l’elettrificazione e la competizione con i produttori asiatici, si trova ora a fronteggiare un’ulteriore incertezza. 3) La feroce concorrenza internazionale non aspetta. Servono politiche che favoriscano la crescita, non barriere che la soffochino. Secondo un’analisi realizzata dall’Anderson Economic Group, l’impatto dei dazi al 25% avrebbe avuto tra i 4.000 e 10.000 dollari di incremento dei prezzi di listino delle auto importate negli USA.
Il suicidio UE dell’auto
Con gli unicorni a fare da traino del colorato mondo delle vetture elettriche, durante la crociata ideologica anti termico, c’è stato il suicidio dell’auto UE. Potremmo in teoria recuperare grazie all’Intelligenza Artificiale, molto utilizzata dai cinesi di BYD soprattutto. Ma siamo solo stracolmi di regolamentazioni iper rigorose, peraltro molto cavillose e soggette a mille interpretazioni. Da mesi, gli USA attendevano una nostra controproposta, tuttavia siamo così divisi e lacerati fra i 27 Paesi membri che il tycoon ha avuto gioco facile. D’altra parte, Trump mantiene le promesse fatte in campagna elettorale: qui pare assurdo e illogico. Non esiste nessun bullo anti UE che fa del male all’automotive di Germania, Francia e Italia; ma un presidente che fa gli interessi della propria nazione. Ormai la narrazione affabulante dei brutti e cattivi (USA, Cina e Russia) che trattano ingiustamente male l’automotive UE (bella e buona) non regge più.
Escalation dazi auto? No al masochismo
Si sente parlare di pronta risposta UE, con dazi anti USA. Non scherziamo. Ogni 10 punti percentuali di nostre tasse anti Trump si trasformeranno in 10 punti percentuali di dazi anti UE: si passerà in un istante dal 30 al 40%. L’industria automobilistica si basa su catene di approvvigionamento complesse e globalizzate. I dazi aumentano il costo delle vetture, interrompendo il flusso di componenti e materiali: si ha una doppia batosta. L’incertezza tariffaria può scoraggiare gli investimenti e la produzione in determinate regioni. Se i produttori europei assorbissero parte dei costi dei dazi per mantenere la competitività, i loro profitti sarebbero inferiori: questo in un momento in cui già i ricavi sono bassi. Se invece le Case trasferissero i costi ai consumatori, la domanda potrebbe diminuire.
Sindacati auto USA dalla parte di Trump
Già ad aprile 2025, l’UAW (United Automobile Worker) plaudiva all’amministrazione Trump per aver messo fine al disastro del libero scambio che ha devastato le comunità operaie per decenni. La fine della corsa al ribasso nell’industria dell’auto inizia con la correzione dei nostri accordi commerciali falliti. I dazi porteranno un aumento dei turni di produzione nei siti statunitensi e l’installazione di nuove linee produttive, risollevando gli stabilimenti dall’eccesso di capacità produttiva.
Paralisi con la Cina
Intanto, l’UE dice no al prezzo minimo sulle auto elettriche Made in China esportate nel Vecchio Continente. Vuole le extra tasse contro le macchine cinesi. Ci mettiamo contro in contemporanea Washington, Mosca e Pechino. Uno dei primi settori che la stanno pagando cara, anche per il Green Deal UE, è l’automotive.
L’Unrae sui dazi auto USA del 25%
L’interscambio commerciale nel settore automotive tra i 27 Paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti, dice l’Unrae Case estere. Complessivamente, le esportazioni ammontano a 38,9 miliardi di euro, mentre le importazioni si attestano a 8,4 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’Italia, le esportazioni verso gli USA sono pari a 3,4 miliardi di euro, a fronte di appena 0,1 miliardi di euro di importazioni. Questa disparità, nonostante eventuali contromisure tariffarie, genera un impatto negativo. Il rischio maggiore si concentra sulla componentistica italiana destinata all’esportazione verso la Germania, utilizzata poi nell’assemblaggio di veicoli diretti al mercato statunitense. Questo flusso da solo vale ben 5 miliardi di euro. Una guerra commerciale transatlantica potrebbe avere gravi ripercussioni su diversi fronti: mercati finanziari (turbolenze e incertezza), crescita globale (un’’inflazione maggiore negli Stati Uniti potrebbe rallentare la crescita a livello mondiale). E domanda di auto: potrebbe calare a causa delle paure diffuse.
Il quadro peggiora in Italia
Dopodiché, a livello Italia, si sente la mancanza di elementi strutturali necessari ad accompagnare la transizione energetica. Zero sostegno pluriennale alla domanda di vetture a zero e bassissime emissioni. Nessun programma vincolante per il capillare sviluppo delle infrastrutture di ricarica. I milioni per le colonnine veloci da parte dell’UE (PNRR) non sono stati usati. E non c’è nessuna revisione del regime fiscale delle auto aziendali, quale fattore abilitante per lo sviluppo della nuova mobilità.