La Cina ha accettato di snellire le procedure di esportazione per i materiali cruciali impiegati nella produzione di veicoli elettrici, a seguito di una richiesta diplomatica inoltrata dalla Serbia per conto del colosso automobilistico Stellantis.
Lo ha annunciato domenica il presidente serbo Aleksandar Vucic, secondo quanto riportato da Bloomberg. A causa delle crescenti difficoltà nel reperire componenti essenziali a prezzi competitivi, Stellantis ha sollecitato l’intervento diretto del governo serbo per facilitare il dialogo con Pechino, chiedendo una soluzione che potesse garantire la continuità della catena di fornitura.

In risposta, il presidente cinese Xi Jinping ha promesso il proprio supporto, ordinando alle autorità cinesi di collaborare strettamente con i funzionari serbi per accelerare i processi autorizzativi. Durante una dichiarazione pubblica, Vucic ha letto il contenuto di una lettera inviata da Xi, in cui il leader cinese chiedeva esplicitamente alle istituzioni competenti di completare le pratiche di autorizzazione in tempi più rapidi. Xi avrebbe inoltre sottolineato che le restrizioni cinesi sull’export di terre rare non sono destinate a colpire “Paesi amici”, come la Serbia. E Stellantis non può che sorridere e ringraziare.
Anche se Vucic non ha precisato se i materiali saranno destinati esclusivamente allo stabilimento Stellantis di Kragujevac, impianto strategico avviato nel 2012 sotto la gestione Fiat, ha rimarcato il ruolo essenziale dell’azienda nell’economia nazionale, sia in termini occupazionali sia per le esportazioni.

La concessione, che favorisce senza dubbio il gruppo Stellantis, arriva in un contesto di forti tensioni geopolitiche e commerciali, dopo che la Cina ha concesso licenze temporanee di esportazione anche per General Motors. Le misure si sono rese necessarie per fronteggiare le interruzioni globali della catena di approvvigionamento causate dalle restrizioni imposte da Pechino lo scorso aprile sulle terre rare e sui magneti industriali, citando motivi di sicurezza nazionale e in risposta all’inasprimento dei dazi statunitensi.
Le limitazioni, neanche a dirlo, hanno colpito duramente diversi settori strategici, tra cui automotive, aerospazio, semiconduttori e difesa, aggravando la pressione sui produttori che dipendono da forniture minerarie provenienti dalla Cina, paese che resta (ricordiamolo) il principale hub mondiale per la raffinazione di questi materiali.