A Kragujevac, importante stabilimento Stellantis in Serbia dove nascono la Grande Panda elettrica e la Citroen C3, sembra avere luogo una sorta di esperimento sociale, anche se nessuno dovrebbe avere voglia di stare a guardare lo spettacolo sperimentale. Parliamo della creazione di una forza lavoro multilivello organizzata per nazionalità e giurisdizione. Il tutto, ovviamente, per abbattere i salari, in una convivenza terrificante tra operai della stessa realtà pagati diversamente.
Nello stabilimento, che impiega circa 1.000 lavoratori provenienti da diversi paesi, i salari sono una vera e propria piramide. Alla base, i lavoratori nepalesi, reclutati tramite agenzie, spesso dopo aver pagato tra 300 e 800 dollari per ottenere il posto, stando ad alcune rivelazioni online, guadagnano appena 300 euro al mese.

I lavoratori serbi locali, la cui offerta iniziale era di circa 600 euro al mese, si trovano in una situazione di vita al limite, con salari che coprono a malapena le esigenze di base a causa dell’aumento del costo della vita in Serbia.
All’apice di questa gerarchia si trovano, neanche a dirlo, i circa 100 lavoratori italiani, inviati temporaneamente da stabilimenti in crisi come Pomigliano, Melfi e Mirafiori. Questi vengono pagati secondo i loro contratti italiani, percependo circa 1.200 euro al mese. Questa “mobilità forzata” è presentata da Stellantis come un “pacchetto di benefici”, tra cui si include anche la possibilità di tornare a casa ogni 45 giorni. In soldoni, si tratta di accettare l’estero o affrontare la Cassa Integrazione e i tagli salariali in Italia.

I sindacati, né in Italia né in Serbia, hanno sollevato obiezioni di principio al sistema di Stellantis nello stabilimento, accettando la retribuzione. Mentre il sindacato italiano si limita a lamentele sull’esportazione di posti di lavoro, la vera tragedia è la divisione che ne deriva. Un lavoratore italiano ha confessato che vedere la busta paga di un collega serbo è stato quasi un colpo al cuore, comprendendo come i loro salari più alti non siano un regalo, ma il risultato di vincoli legali che l’azienda sta solo cercando di aggirare.
