Trauma da terre rare nel settore automotive: Frank Eckard, CEO di un produttore tedesco di magneti (Magnosphere, con sede a Troisdorf, in Germania), ha ricevuto una valanga di telefonate nelle ultime settimane, riporta la Reuters. Case automobilistiche e fornitori di componenti, esasperati, sono alla disperata ricerca di fonti alternative di magneti, che scarseggiano a causa delle restrizioni alle esportazioni cinesi. “L’intera industria automobilistica è nel panico. Sono disposti a pagare qualsiasi prezzo”.
Bruxelles ha avviato iniziative tra cui il programma Critical: il Raw Materials Act (Legge sulle Materie Prime) mira a potenziare le fonti europee di terre rare. Ma non si è mosso abbastanza rapidamente, ha affermato Noah Barkin, consulente senior di Rhodium Group, un think tank statunitense focalizzato sulla Cina. Anche le aziende che hanno sviluppato prodotti commerciabili faticano a competere con i produttori cinesi sul prezzo. Come sempre, la lentezza dell’UE blocca tutto.
In pandemia, in Europa è successa la stessa cosa: vedi i chip di Taiwan. A quanto pare, la burocrazia ha imparato zero. Eppure, sono passati cinque anni. Adesso la storia, ancora più drammatica, si ripete con le terre rare cinesi.
Terre rare e auto: che business
Oggi le auto utilizzano motori a base di terre rare in decine di componenti: specchietti laterali, altoparlanti stereo, pompe dell’olio, tergicristalli e sensori per le perdite di carburante e sensori di frenata. La Cina controlla fino al 70% dell’estrazione globale di terre rare, l’85% della capacità di raffinazione e circa il 90% della produzione di leghe metalliche e magneti a base di terre rare, ha affermato la società di consulenza AlixPartners. Un veicolo elettrico medio consuma circa 0,5 kg di terre rare, mentre un’auto a combustibile fossile ne consuma solo la metà, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia. Capito? L’auto full electric voluta dall’UE è il doppio più dipendente da terre rare rispetto a una termica: bel colpo…

Guerra commerciale USA-Cina
Di base, dietro ci sono i dazi di Trump anti Pechino. Con la risposta della Cina: meno terre rare, e industria della difesa USA nei guai. Ma così a sentire le ripercussioni è anche il settore auto. Il tycoon ha dichiarato venerdì che il presidente cinese Xi Jinping ha accettato di consentire l’afflusso di minerali e magneti di terre rare negli Stati Uniti. Oggi un team commerciale statunitense incontrerà le controparti cinesi per colloqui a Londra.
L’industria teme che la situazione delle terre rare possa sfociare nel terzo enorme choc della catena di approvvigionamento in cinque anni. Una carenza di semiconduttori ha cancellato milioni di auto dai piani di produzione auto dal 2021 al 2023. Prima di allora, la pandemia di coronavirus del 2020 ha costretto alla chiusura delle fabbriche per settimane.
Scorte in esaurimento
I dirigenti hanno dato priorità alle forniture di riserva per i componenti chiave e hanno riesaminato l’uso di inventari, che consentono di risparmiare denaro ma possono lasciare i clienti senza scorte in caso di crisi. Data la posizione dominante della Cina sul mercato, l’industria auto è nei guai pesanti: zero altre soluzioni. Come nel 2021 quando si dipendeva da Taiwan per i chip. Il destino delle linee di assemblaggio è stato affidato a un piccolo team di burocrati cinesi, che esamina centinaia di richieste di autorizzazione all’esportazione. Diversi stabilimenti europei di produttori di automobili hanno già chiuso i battenti, e sono previste ulteriori interruzioni, ha affermato l’associazione regionale dei fornitori di automobili, Clepa. “Prima o poi, questo problema si presenterà a tutti”, dice il Segretario generale Benjamin Krieger.
Celeste Impero, che super potenza
Il Dragone ha già adottato misure severe in passato, inclusa una disputa con il Giappone nel 2010, durante la quale ha limitato le esportazioni di terre rare. “La Cina ha avuto la carta delle terre rare da giocare ogni volta che ha voluto”, ha affermato Mark Smith, CEO della società mineraria NioCorp, che sta sviluppando un progetto per le terre rare in Nebraska, la cui produzione dovrebbe iniziare entro tre anni. In tutto il settore, le case automobilistiche hanno cercato di svincolare la Cina dai magneti in terre rare, o addirittura di sviluppare magneti che non necessitino di tali elementi.
Servono tempo e soldi
David Bender, co-responsabile dell’attività di riciclo dei magneti dello specialista tedesco di metalli Heraeus, ha affermato che l’azienda opera solo all’1% della sua capacità e che dovrà chiudere l’anno prossimo se le vendite non aumenteranno. Niron, con sede a Minneapolis, ha sviluppato magneti privi di terre rare e ha raccolto oltre 250 milioni di dollari da investitori tra cui GM, Stellantis e il fornitore di componenti per l’industria automobilistica Magna. “Abbiamo assistito a un cambiamento radicale nell’interesse di investitori e clienti”, da quando sono entrati in vigore i controlli sulle esportazioni cinesi, ha affermato l’amministratore delegato Jonathan Rowntree. L’azienda sta pianificando un impianto da un miliardo di dollari, la cui produzione dovrebbe iniziare nel 2029.
Macchine ferme in stile post Covid
Warwick Acoustics, con sede in Inghilterra, ha sviluppato altoparlanti privi di terre rare, che dovrebbero essere montati su un’auto di lusso entro la fine dell’anno. L’amministratore delegato Mike Grant ha affermato che l’azienda è in trattative con un’altra dozzina di Case automobilistiche, sebbene si preveda che i dispositivi non siano disponibili sui modelli di punta prima di circa cinque anni. Mercedes-Benz sta trattando con i fornitori per la creazione di scorte di terre rare. Gli analisti hanno affermato che i vincoli potrebbero costringere le Case automobilistiche a produrre auto senza determinati componenti e a parcheggiarle finché non saranno disponibili, come hanno fatto GM e altri durante la crisi dei semiconduttori. Insomma, le macchine ferme o vuote, in stile post Covid.
Non solo terre rare: Cina iper dominante nell’auto
La dipendenza delle società automobilistiche dal Regno di Mezzo non si limita alle terre rare. Un rapporto della Commissione Europea del 2024 afferma che la Cina controlla oltre il 50% della fornitura globale di 19 materie prime chiave, tra cui manganese, grafite e alluminio. Andy Leyland, co-fondatore di SC Insights, azienda specializzata in supply chain, ha affermato che ognuno di questi elementi potrebbe essere utilizzato dal Paese della Grande Muraglia come leva. Non ultimo, rammentiamo che il Dragone controlla la maggior parte delle miniere di estrazione di minerali chiave per le full electric. E detiene il dominio assoluto e totale delle batterie efficienti, con la supremazia incontrastata di CATL e BYD. Incredibile il vicolo cieco in cui l’UE s’è infilata col Green Deal 2019 auto elettrica.