La rivoluzione auto innescata dal Green Deal UE 2019 deve ancora far sentire i suoi effetti a nostro avviso. Ecco le nostre quattro profezie per il 2026, anche alla luce della proposta della Commissione UE di abolire il ban termico 2035.
1) I Gruppi auto non si fondono, ma si uniscono in joint venture temporanee
Per l’incertezza del mercato, sono vietati passi falsi. Per cui niente matrimoni definitivi con fusioni. Sì invece a fidanzamenti temporanei e settoriali con joint venture specifiche per tagliare i costi. Ok a partnership strategiche per abbattere i costi di produzione e combattere l’invasione cinese. Le aziende si trovano oggi a dover gestire un doppio binario molto costoso. Primo: devono continuare a produrre e migliorare le auto a benzina e diesel (che ancora garantiscono i guadagni). Secondo: sono tenute a investire miliardi di euro per sviluppare motori elettrici e batterie per il futuro. Questo sforzo finanziario immane spinge molti colossi a essere più prudenti prima di comprare altre società. Parliamo di Europa, non di Italia: qui Stellantis fa da sé.
2) Prezzi dell’auto usata alle stelle
Il cittadino ha paura dei prezzi dell’auto nuova termica ed elettrica: un boom dovuto al fatto che la macchina a benzina porta a multe pesanti alle Case. Le quali alzano il listino delle macchine termiche per spingere verso l’elettrico. Ma siccome le BEV non se le fila nessuno, si crea un cortocircuito. Se le cose andassero per il verso giusto, la Commissione UE non avrebbe certo cambiato traiettoria. L’eliminazione del ban termico 2035 è la prova del suo errore madornale. C’è però l’effetto a catena: i prezzi dell’usato avranno un boom senza precedenti nel 2026. Ci si rifugia nel seconda mano: più un oggetto è desiderato, più il suo valore sale. Specie in aree come il Sud Italia dove le Regioni coi blocchi del traffico e i Comuni con le Zone a Traffico Limitato non fanno la “guerra” a chi ha un’auto vecchia a benzina o diesel.

3) Assicurazioni con costi stratosferici
In un mercato libero, le compagnie hanno il diritto di imporre le tariffe assicurative che vogliono. Il problema è che, con auto sempre più vecchie circolanti, gli incidenti salgono. E con questi l’entità dei danni alle vetture e delle lesioni fisiche. Le imprese nel 2026 si difenderanno alzando i prezzi delle polizze e rendendo ancora più aggressive le penali come le franchigie. Non c’è nessun modo per uscirne, anche perché i colossi sono così giganteschi da inglobare i sotto marchi. Alla fine, una vera concorrenza feroce fra società non c’è.
4) La “battaglia” fra i 27 Paesi
L’UE automotive – a livello di Paesi – è frantumata. Germania e Italia contro il ban termico 2035, Spagna pro. La Francia osserva di lontano con strane formule misteriose che nessuno capisce, ma è difficile che vada contro Berlino. Dietro, le nazioni più piccole come mercati che si barcamenano. La Commissione UE ha proposto un calo del 90% delle emissioni di CO2 per il venduto medio dal 2021 al 2035. Parlamento e Consiglio ne dovranno discutere nel 2026: non ci stupiremmo se volassero gli stracci fra i 27 membri, con le pressioni fortissime delle influenti lobby green che tifano per l’elettrico.
